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L’incontro tra un fiume “indisciplinato” e l’ingegno umano. La progettazione di Villa Gregoriana a Tivoli

Giulia Oddi

L’Aniene in tempi di piogge cresce tanto che rende spavento.
Sovente fa grandissimi danni ai ponti e vigne e possessioni che vi confinano, e alle case, e muro che lo sostenta in alto per prendere le acque per servizio degli edifici della città […]. Dal che si può considerare il grandissimo danno che fece alla città, tanto al pubblico che al privato, che ancora ne dura la memoria; e fu piuttosto flagello di Dio che cosa naturale.

(Testimonianza seicentesca dell’architetto Antonio del Re, in Tiburtina Reparationis Anienis, 1827, p.26)

Il disegno della cascata e della passonata a opera dell’architetto Mattia de Rossi (Fonte: Risarcimento dell’argine della cascata, ASCT, 1671-1683)

Il disegno della cascata (Mattia de Rossi, Risarcimento dell’argine della cascata, ASCT, 1671-1683)

Nell’Archivio storico comunale di Tivoli (ASCT)  – in uno scantinato scolastico senza finestre e luce naturale – si possono consultare alcuni documenti che ricostruiscono le numerose piene del fiume Aniene, nel tratto che attraversa la città di Tivoli, ed elencano gli interventi di riassetto idraulico, come la costruzione di muraglioni, dighe e canali, realizzati nel tempo; “riflessioni geologiche”, opuscoli

Ritaglio del diversivo della stipa (Fonte: Giuliani Fulvio Cairoli, 1991)

Ritaglio del diversivo della stipa (Fonte: Giuliani Fulvio Cairoli, 1991)

scientifici e considerazioni storiche hanno il merito di documentare i continui sforzi della comunità tiburtina per convivere pacificamente con l’affluente del Biondo Tevere.

I tentativi di “addomesticamento” del fiume, realizzati tra il XV e il XIX secolo, non furono risolutivi. Solo nel 1832, dopo l’ennesima alluvione con conseguenze disastrose per le case e gli opifici della città, la Congregazione del Buon Governo approvò il progetto dell’architetto Clemente Folchi, sostenuto “a gran voce” dal Pontefice Clemente XVI ed eseguito dall’ingegnere Giacomo Maggi, che prevedeva la definitiva deviazione dell’Aniene in due cunicoli scavati nel Monte Catillo.

Le caratteristiche minerarie del Monte hanno avuto un ruolo fondamentale nella progettazione (e realizzazione) di questa ambiziosa opera ingegneristica e, come risulta da alcuni scritti conservati in archivio, l’architetto Folchi si impegnò personalmente nello studio del suolo, consultando gli opuscoli scientifici e le riflessioni geologiche di un medico, nato e cresciuto a Tivoli:

“La prima roccia presente a Tivoli è la calcarea secondaria, i cui strati veggonsi or verticali, ora orizzontali, ed ora più, o meno inclinati, non dissimili da quelli dei più alti appennini, essendo di una natura per lo più consistente e dura: assai compatta è la calcaria del Monte Catillo (detto anche della Croce). Questa roccia comunissima nella nostra penisola forma non solo i monti suddetti, ma è la base del colle stesso, su cui posa Tivoli” (Cappello, 1830, p. 139).

I lavori di scavatura dei cunicoli furono completati il 7 ottobre 1835 e, negli anni a seguire, si procedette alla costruzione di Piazza Rivarola, Largo Massimo e Ponte Gregoriano che dovevano perfezionare il piano di riassetto territoriale avviato con la deviazione del corso d’acqua.

Nel punto in cui i trafori terminavano, l’acqua dell’Aniene faceva uno strepitoso salto di oltre cento metri e si gettava in un laghetto: il “Pelago”. Per valorizzare la cascata artificiale, formatasi con la deviazione del fiume, e incorniciare il paesaggio suggestivo, Papa Gregorio XVI decise di edificare una villa sul lato sinistro della grande cascata, nei “baratri tiburtini” o “Valle dell’Inferno”, immediatamente sotto l’antica acropoli di Tivoli, dominata dai templi di Vesta e della Sibilla. Da un intervento di ingegneria idraulica, necessario e decisivo, a un parco, una villa che, ancora oggi, è frequentata da viaggiatori, italiani e non.

Villa Gregoriana (Tivoli)

Villa Gregoriana (Tivoli) filmato conservato presso la Cineteca della Società Geografica Italiana
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Curiosità storiche

Clemente Folchi, deviando il percorso del fiume, mise definitivamente al sicuro il centro abitato di Tivoli, ma la sua non fu un’idea particolarmente geniale e originale: prima di lui, altri studiosi avevano compreso il problema e immaginato interventi per risolverlo.

Nel 1592 Giovanni Fontana, durante la presentazione di un progetto per la sistemazione dell’alveo dell’Aniene, aveva documentato la malmessa condizione del terreno sottostante il Muraglione di Pietrasanta, prevedendo quello che sarebbe accaduto nel 1826: muri troppo fragili e provati per arginare la potenza del fiume ingrossato. L’ingegnere proponeva di costruire un muro arretrato per “lasciar respirare” l’alveo. Giovanni Fontana, pur intuendo la necessità di deviare il corso d’acqua, non arrivò a progettare un’opera imponente e strategica come i cunicoli, ma la sua intuizione (cinquecentesca) fu comunque geniale.

Trecento anni dopo, nel 1824, Agostino Cappello, appuntò le condizioni dell’alveo del fiume nello scritto Sulla topografia fisica del suolo di Tivoli:

“Potrebbe accadere di vedersi un giorno o l’altro aprire una nuova cataratta, da produrre irreparabili e funeste conseguenze. Oltreché sotto il labro della caduta dell’Aniene esiste un pozzo che l’acqua a giorni nostri si è fatto da se medesima, ed in occasione del riattamento della istessa caduta non poté mai disseccarsi. In un progetto pel nuovo ponte ultimamente fatto dal nostro chiarissimo cav. Scaccia richiedevasi il totale disseccamento di detto passo” (Cappello, 1824, p. 152).

Agostino Cappello, medico di professione e geologo per diletto, desiderava fortemente liberare la “sua gente” dall’incubo del fiume e, per anni, si dedicò ad approfondire lo stato di salute dell’Aniene e del suo alveo. Nonostante l’impegno, le sue considerazioni/intuizioni furono raramente ascoltate.

Nel 1827, ad esempio, Cappello scrisse della necessità di “deviare le acque dell’Aniene in un suolo nuovo, e solido”: se non si fosse realizzata immediatamente questa deviazione, la città avrebbe subito in futuro dei pericolosissimi danni. Nello stesso anno ci fu una devastante inondazione e la Congregazione del Buon Governo, che aveva il compito di trovare una rapida soluzione al problema acqua-in-città, ignorò i “suggerimenti” di Cappello (un medico non aveva le competenze per trattare questioni di ingegneria idraulica!) e fece costruire una chiusa nello stesso friabile terreno della precedente.

Solo il coraggioso ingegnere Folchi, cinque anni dopo, ascoltò i consigli del medico tiburtino e progettò la deviazione dell’Aniene. Nessuno però, tra i vertici del governo, menzionò Agostino Cappello nelle relazioni ufficiali; anche il suo fidato amico, Sante Viola, dopo avergli promesso un po’ di riconoscenza per i suoi lavori, utilizzati nella progettazione del nuovo corso del fiume, non mantenne la parola.

Ancora oggi, dunque, i documenti ufficiali del comune e le targhe commemorative non ricordano il prezioso contributo del medico, dimenticato dalla storia ufficiale, che contribuì, con competenza e dedizione, alla soluzione di un problema centenario per Tivoli e i suoi abitanti.

Grazie Agostino Cappello!

Documenti consultati e letture consigliate

Giuliani Fulvio Cairoli, Vincenzo Giovanni Pacifici e Giuseppe Petrocchi (a cura di), La città e il suo fiume. L’Aniene a Tivoli, Tivoli, Rotary Club, 1991;
Cappello Agostino, Opuscoli scelti scientifici, Roma, Perego-Salvioni, 1830;
Cappello Agostino, Riflessioni geologiche sugli avvenimenti recentemente accaduti nel corso del fiume Aniene lette dell’Accademia dei Lincei nella sessione del dì 6 agosto 1827 (…), Roma, Stamperia del Giornale Araldico presso Antonio Boulzaler, 1827;
Cappello Agostino, Saggio sulla topografia fisica del suolo di Tivoli, letto all’Accademia dei Lincei il giorno 12 e 19 agosto 1824, Roma, Boulzaler, 1824;
Cogotti Marina (a cura di), Tivoli. Paesaggio del Grand Tour. Contributo alla conoscenza e al recupero del paesaggio tiburtino, Roma, De Luce Editori d’Arte, 2014;
Viola Sante, Cronaca delle diverse vicende del fiume Aniene in Tivoli fino alla deviazione del medesimo nel traforo del monte Catillo, Roma, Tipografia delle belle arti, 1835;
Massimo Francesco, Relazione storica del traforo nel Monte Catillo (…), Roma, Stamperia Camerale, 1838;
Tiburtina Reparationis Anienis coram Congregatione a Sanctissimo D. N. Papa Leone XII specialiter deputata, Roma, Typographia Rev. Camerae Apostolicae, 1827.