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“IL RIORDINO TERRITORIALE DELLO STATO” PRESENTAZIONE RAPPORTO ANNUALE 2014 SOCIETA’ GEOGRAFICA ITALIANA ONLUS

Scritto da annetta pagano
Sabato 11 Luglio 2015 15:11

COMUNICATO STAMPA

“IL RIORDINO TERRITORIALE DELLO STATO”

PRESENTAZIONE RAPPORTO ANNUALE 2014 SOCIETA’ GEOGRAFICA ITALIANA ONLUS

Riforma Delrio, la Società Geografica: le vecchie province celate sotto altre spoglie. Necessaria una nuova geografia amministrativa

Roma, 9 luglio 2015 – Sollecitare le Istituzioni sulla necessità di rivedere in parte la legge 56/2014 (Riforma Delrio) che individua 10 città Metropolitane e oltre 90 Aree Vaste ma non modifica alcunché i limiti amministrativi celando sotto altre spoglie le vecchie province. E’ questo l’obiettivo del Rapporto 2014 della Società Geografica Italiana presentato oggi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli Affari Regionali le Autonomie e lo Sport: porre fine ad una politica conservativa e prudenziale nei confronti del territorio che dura da un quarto di secolo e in particolare all’intoccabilità dei confini provinciali che continua a provocare palesi diseconomie e ad alimentare un ingente spreco delle risorse.

Solo così il territorio italiano, sostiene il Rapporto della Società Geografica, potrà essere messo nelle condizioni di contribuire al rilancio dell’efficienza nella produzione di ricchezza, di efficacia nell’azione amministrativa locale, di competitività di sistema e insieme di coesione territoriale di cui l’Italia ha urgente bisogno per ripartire. Per molte delle nostre regioni, infatti, l’effettiva configurazione del territorio e le esigenze delle risorse sociali, culturali e produttive che vi operano rispondono a logiche di area vasta molto differenti dalla vecchia mappa delle province. L’odierno ritaglio amministrativo di fatto si discosta in modo spesso drammatico dalla concreta geografia economico-politica del nostro Paese.

“Con i nostri sedicimila enti siamo l’amministrazione più costosa d’Europa – spiega il Presidente della Società Geografica Italiana, Sergio Conti -. Le regioni di oggi sono dei gusci vuoti e l’attuale assetto territoriale e amministrativo non è più sostenibile. Abbiamo bisogno di contesti territoriali che tengano conto delle trasformazioni economiche (localizzazione e delocalizzazione industriale, deindustrializzazione, espansione urbana, sistema dei trasporti), della dimensione ambientale e di quella sociale. Si tratta, in altre parole, di utilizzare il più estesamente possibile il medesimo ritaglio territoriale per l’esercizio del maggior numero possibile di funzioni, eliminando (accorpando o scomponendo) gli ambiti di esercizio funzionale non coincidenti. Ne deriverebbe sia un risparmio di gestione, sia soprattutto una semplificazione del quadro dell’erogazione dei servizi, economici e non, con un considerevole vantaggio per la cittadinanza (e per gli stessi enti erogatori) evitando la frammentazione e il campanilismo e incidendo significativamente sulla “moltiplicazione” delle competenze distribuite attualmente a migliaia di enti”.

Purtroppo invece il processo di adeguamento del nostro ritaglio amministrativo al mutamento territoriale è consistito essenzialmente, e come per inerzia, nell’ultracentenaria secessione di nuove Province (dalle 59 dell’Unità alle 107 attuali). Nel frattempo il Paese ha più che raddoppiato la sua popolazione, vivendo una stagione secolare di urbanizzazione e poi di disurbanizzazione, passando da una diseguale stagione di industrializzazione a una di disindustrializzazione. In altre parole il territorio italiano è diventato nel tempo irrimediabilmente altro, separando luoghi che sarebbe conveniente stessero insieme e tenendone insieme altri la cui unione risulta semplicemente inefficiente.

Secondo la Società Geografica Italiana, il Governo dovrebbe superare finalmente la pretesa che il territorio debba continuare ad adeguarsi a vincoli amministrativi che ne ostacolano le potenzialità e accentuano le diseconomie. Se si assume questa premessa, è allora necessario individuare la regola di un nuovo ritaglio Amministrativo che dia alle Regioni la possibilità di porre in atto un disegno coerente ed efficace, e il Rapporto 2014 si incarica di fornirne i lineamenti.

Una possibile ripartizione amministrativa per essere adeguata ed efficiente secondo la Società Geografica Italiana dovrebbe seguire i seguenti criteri e logiche da ponderare in maniera differente da Regione a Regione:

– La mobilità del lavoro (definita per il nostro Paese dalle analisi Istat sui Sistemi Locali del Lavoro): la mobilità geografica tende infatti a fornire un’immagine non soltanto della configurazione economico-produttiva del territorio ma della sua differenziata fisionomia urbano-regionale.

– L’identità territoriale: il senso di appartenenza territoriale può essere considerato uno specifico vettore di lealtà, di motivazione, volontà di investire, probabilità di governance condivise, rendimenti crescenti: in breve, innalzamento di quelle probabilità di produrre localmente lavoro e valore che non possono non esser obiettivo prioritario dell’azione di Governo.

– La dimensione geomorfologica e la fisionomia degli eco-sistemi: le amenities ambientali sono da tempo in altri sistemi produttivi un preciso fattore di competitività. Organizzare la geografia amministrativa anche in funzione della dimensione naturale – oltre a ridurre l’iperterritorializzazione degli interventi per il dissesto idrogeologico – farebbe bene all’industria.

La Società Geografica Italiana crede che proprio questo sia il momento di sollecitare una discussione sull’assetto normativo che si va formando, poiché l’attuazione della riforma (Legge 56 e revisione costituzionale del Titolo V) prevede una serie di passaggi futuri dei quali è opportuno indicare limiti, rischi e possibilità di miglioramento. In particolare due sono le criticità della Legge che andrebbero assolutamente riviste:

1- Rivedere gli attuali limiti provinciali ormai vecchi sulla base dei quali la Legge 56 ha organizzato i nuovi limiti amministrativi.

2- Ridurre a massimo quattro le Città Metropolitane: Roma, Milano, Napoli e Torino. L’organismo Città Metropolitana, secondo la Società Geografica, è attualmente utilizzato in modo improprio: la logica amministrativa delle Città Metropolitane dovrebbe infatti essere applicata solo a città molto grandi come in tutta Europa. L’Italia rappresenta l’unico Paese dell’Unione Europea che utilizza la stessa struttura amministrativa nelle grandi metropoli e nelle città più piccole come ad esempio Reggio Calabria. Si rende necessario quindi applicare una struttura amministrativa adeguata alle effettive esigenze delle città.

Il ritaglio territoriale deve quindi manifestarsi efficiente rispetto a competenze che vanno dalla pianificazione territoriale alla promozione dello sviluppo economico, dalle infrastrutture, dalla mobilità e dalla viabilità ai sistemi di gestione di servizi pubblici di interesse generale. La scelta politica si manifesta dunque prioritaria e ad essa dovrebbe essere associata un’analisi di tipo tecnico.

Ufficio Stampa Società Geografica Italiana: Carlotta Spera – ufficiostampa@societageografica.it – cell: 3316429957

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