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Amatrice terra di confine

Lorenzo Dolfi
Gerardo Mercatore, Atlas sive Cosmographicae meditationes de fabrica mundi et fabricati figura, 1632

Gerardo Mercatore, Atlas sive Cosmographicae meditationes de fabrica mundi et fabricati figura, 1632

Oggi vi parliamo di Amatrice. Più volte, nel corso della storia d’Italia, è mutato l’assetto del territorio in relazione alla delimitazione dei confini regionali. In tal senso, il Lazio è emblematico della loro porosità e mutevolezza: i diversi territori che oggi appartengono dal punto di vista amministrativo a questa regione, sono connotati da caratteristiche storiche e culturali fortemente eterogenee in virtù del loro passato storico e geografico-amministrativo.Amatrice_fondo_Fondi_6r_Rduced

La partizione di un territorio in regioni è funzionale ad una sua più agevole gestione, per favorire decisioni che siano il più aderenti possibile alle esigenze del contesto territoriale di riferimento. Molteplici sono i criteri adottati per stabilire i confini e le delimitazioni di una regione, tema, questo, che è stato oggetto delle speculazioni accademiche e scientifiche di eminenti geografi che nel corso della loro vita professionale hanno avuto rapporti con la Società Geografica Italiana.

In tal senso è emblematico il caso del Lazio, definito da Roberto Almagià come «la meno omogenea delle regioni d’Italia, che si manifesta come un mosaico realizzato con tante tessere residuali di altre regioni» (Almagià, 1955).

Amatrice_fondo_Liperi_5r_ReducedI confini della regione del resto hanno subito modificazioni in diversi momenti della storia del Regno d’Italia, a partire dal 1870; qualche piccola modifica ebbe luogo nel 1927, con il passaggio dall’Abruzzo di un’area dell’attuale Alto Lazio comprendente anche la città di Amatrice (Belluso, 2011).

Amatrice è testimone privilegiata non solo della grande diversità di culture e tradizioni del Lazio, ma anche del suo processo di costruzione identitaria e territoriale.

Amatrice_fondo_Fondi_5r_ReducedNata come centro fortificato durante l’alto Medioevo, in una conca situata a 955 metri di altitudine, nell’alta valle del fiume Tronto, sin da subito la sua geografia ne ha determinato il ruolo di frontiera tra il Piceno, la Marsica e la Sabina. Nel corso dei secoli il suo territorio è stato soggetto a diverse giurisdizioni, che ne hanno connotato le caratteristiche attuali.

Sin dall’antichità le valli del Tronto, del Velino e dell’Aterno hanno costituito importanti corridoi che hanno consentito il collegamento tra il versante tirrenico e il versante adriatico dell’Appennino Centrale. L’esistenza di una rete viaria ha favorito la connessione delle numerose valli montane con le aree limitrofe. La via Salaria segue l’antico tracciato della via del sale, adoperato già in epoca preromana per il trasporto di questa importante risorsa e che ha costituito un elementoAmatrice_fondo_Fondi_14r_Reduced determinante per il popolamento di queste valli: ancora numerosi sono i resti degli antichi insediamenti che si svilupparono lungo questo percorso, rinvenuti nei territori di Amatrice e di Accumoli, inclusi da Conta nell’ager Asculanus.

Amatrice era dunque l’epicentro di una geografia completamente diversa dell’Appennino, in cui i valichi di montagna erano crocevia di mercanti, mecenati e artisti, nodi di connettività tra le popolazioni italiche dapprima, tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli poi.

Nel 1265 la città entra a far parte dei possedimenti del Regno di Napoli, sotto il controllo degli Angioini. Con l’Unità d’Italia Amatrice resta parte del Circondario di Cittaducale, in provincia di L’Aquila, negli Abruzzi. Dal 1927, infine, viene annessa ai territori del Lazio, alla provincia di Rieti. Cambia la geografia amministrativa, mutano i confini, ma permane l’identità di un territorio di confine che, ancora oggi, porta i segni di un passato espresso attraverso peculiarità che intendiamo segnalarvi.

Amatrice_fondo_Fondi_positivi_7_017r_ReducedConnotata da una struttura insediativa di tipo disperso, a bassa densità abitativa, il territorio comunale include 69 frazioni e località oltre a vantare un patrimonio artistico e culturale di tutto rispetto. Il Centro, incluso dal 2015 tra i Borghi più belli d’Italia, è anche conosciuto come il “paese delle cento chiese” in virtù dei numerosi edifici di culto (chiese, cappelle, santuari in gran parte distrutte o lesionate dalle sequenze sismiche del 2016-2017), talvolta di grande pregio architettonico, custodi di opere d’arte minore caratterizzati da una ricchezza decorativa sorprendente che contrasta con la semplicità dei corpi edilizi: la Pietà, san Sebastiano, la Vergine della Misericordia, la Vergine che regge la città di Amatrice. All’indomani del concilio di Trento venne posto un veto alla realizzazione di affreschi e dipinti aventi come oggetto simili soggetti appartenenti all’iconografia, rappresentando pertanto la conclusione di un periodo di vivacità artistica e culturale che ha connotato il borgo laziale soprattutto durante l’epoca tardo medioevale. Amatrice_fondo_Fondi_9r_ReducedDegni di nota gli affreschi dell’abside del Santuario della Madonna di Filetta (parzialmente danneggiata dal terremoto) attribuiti all’artista amatriciano Dioniso Cappelli; ancor più stupore desta il Santuario dell’Icona Passatora, edificata nel 1480 e affrescata all’interno da vari artisti, per lo più sconosciuti ad eccezione del noto Dioniso Cappelli.Diapositiva 1

Non solo arte, ma anche natura, tradizioni enogastronomiche e attività di ricerca. Nota soprattutto per alcuni piatti tradizionali e i diversi prodotti di norcineria, Amatrice fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga ed è sede del Polo Agroalimentare istituito dallo stesso presso il Palazzo dell’ex pretura[1] nel 2003. Il Polo, oltre a definire gli standard qualitativi delle tipicità enogastronomiche del Parco e le relative metodologie per il monitoraggio e il conferimento del marchio di qualità, sostiene e incentiva attività di studio e di ricerca inerenti al settore agroalimentare, essendo parte integrante di un più ampio progetto volto alla valorizzazione del patrimonio culturale del territorio.

 

Fonti bibliografiche o sitografiche per approfondire

Almagià R., Lazio, Torino, Utet, 1966 (Le Regioni d’Italia; 11);
Almagià R., Geografia del Lazio, con una premessa generale sull’Italia, Roma, Ed. Libreria Edit. Ricerche, 1955;
Belluso R., I foodscapes del Lazio, Roma, Carocci Editore, 2011;
Cappelli F., Amatrice. Tesori di una terra di mezzo, in «Medioevo», a. XVIII (2014), n. 2 (2015), pp. 92-101 disponibile al link http://www.italiamedievale.org/portale/amatrice-tesori-terra-mezzo/;
Leggio T., Ad fines regni. Amatrice, la montagna, e le altre valli del Tronto, del Velino e dell’Aterno dal X al XII secolo, L’Aquila, Edizioni Libreria Colacchi, 2011;
Lo Monaco M., La Conca dell’Amatrice tra Marche, Abruzzo e Lazio, Roma, Pubblicazioni dell’Istituto di Geografia Economica dell’Università di Roma, 1966;
Milone F., L’Italia nell’economia delle sue regioni, Torino, Edizioni Scientifiche Einaudi, 1955;
Società Geografica Italiana, Elenco materiali su Amatrice conservati negli Archivi (disponibile in pdf);
Eventi e manifestazioni organizzate dalla Società Geografica Italiana per Amatrice
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[1] Fortemente lesionato in seguito agli eventi sismici del 2016, oggi il Polo Agroalimentare è ospitato da una struttura provvisoria.