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Vol. 2 – Il disseccamento degli ulivi in Puglia. Evidenze, contraddizioni, anomalie, scenari. Un punto di vista geografico

Prefazione di Claudio Cerreti

Fra gli scopi della Società Geografica Italiana, centrale è quello di portare nel dibattito pubblico – scientifico, culturale, politico – il punto di vista della consapevolezza geografica, il «punto di vista del territorio» nella sua concezione più ampia. Ne fanno fede l’impegno costante nel dibattito sui grandi temi che interessano il Paese e il parallelo impegno nella divulgazione di momenti di questo dibattito, ad esempio tramite le sue pubblicazioni (come la collana dei Rapporti della Società Geografica Italiana).
Il processo di disseccamento degli ulivi (in Puglia come altrove) è un fenomeno di portata territoriale straordinaria, per estensione, modalità, impatto; non per nulla si è imposto già da anni nel dibattito pubblico italiano e internazionale, alimentando confronti di opinioni che non di rado hanno assunto toni molto caldi. Potremmo aggiungere: come accade quando la discussione esce dall’ambito degli specialisti, per investire la comunicazione pubblica e quindi l’opinione pubblica, con il relativo corredo di (auto)attribuzione di titoli di autorevolezza e di prerogative decisionali.
Non è difficile cogliere la rilevanza del fenomeno del disseccamento: da un lato la manifestazione in sé del processo, dall’altro i tentativi di comprenderlo e di arginarlo stanno, insieme, aprendo percorsi di deterritorializzazione e riterritorializzazione che investono superfici importanti, su cui si sono sviluppati paesaggi, culture, generi di vita che hanno secoli di radicamento – in ogni caso, dunque, aprendo prospettive che saranno determinanti nel senso della resilienza oppure della riconversione radicale di assetti territoriali consolidati.
Prospettive, ad ogni buon conto, sostanziate anche da forme di competizione, di negoziato fra poteri differenti, che adottano argomenti differenti, differenti modi di ricerca del consenso, forme differenti di intervento operativo. Chi fa geografia non se ne stupisce: non può essere che così, dal momento che la posta in gioco è il territorio – costrutto sociale complesso, orientato esattamente dal gioco di poteri concorrenti – con le sue risorse e suoi usi (e abusi).
Per queste ragioni (ma altre se ne potrebbero aggiungere), molto volentieri ospitiamo questo intervento, che propone un punto di vista imperniato sul dubbio, sulla critica di quanto viene dato per «acquisito», e improntato alla considerazione della complessità del dato territoriale.
Come in ogni processo di analisi, che sia correttamente condotto, è (o dovrebbe essere) irrinunciabile confrontare premesse e verifiche, approcci e metodi, scenari e risultati. Risultati che talvolta possono (o piuttosto «devono») rimanere provvisori anche a lungo, perché soggetti a contestazioni, confutazioni, conferme che richiedono tempo e rigore intellettuale – fino ad accettare serenamente di «avere avuto torto» – prima di poter concludere per una interpretazione più convincente, per una soluzione operativa più efficace.
Quello che si presenta qui, dunque, è un contributo alla discussione, precisamente situato e debitamente argomentato. Crediamo così di rispondere a uno degli obiettivi fondativi della Società Geografica Italiana: concorrere all’individuazione corretta e alla corretta soluzione dei problemi del territorio, cioè della società, cioè del Paese.

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