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Dal deserto alle steppe nordiche: il viaggio di Ahmad ibn Fadlan

Annibale Damiano

Itinerario del viaggio di Ibn Fadlan

Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente aumento d’interesse nei confronti della cultura vichinga e della mitologia norrena da parte di giovani e adulti. Questo interesse è cresciuto molto grazie alla serie televisiva Vikings che narra le imprese in Inghilterra e in Francia di Ragnarr Lodborok, un eroe semi-leggendario con i suoi figli, alternando personaggi realmente esistiti e altri appartenenti alle leggende. Un altro motivo alla base di questa passione lo dobbiamo ai film dei Marvel Studios su Thor, il dio del tuono, protagonista dell’omonimo fumetto Marvel in cui la mitologia nordica prende vita sul grande schermo, seppure con alcune licenze narrative, senza dimenticare altre pellicole realizzate nel corso degli anni sulle stesse vicende. Altri importanti mezzi di divulgazione sono stati libri, come la trilogia per ragazzi di “Magnus Chase e gli Dei di Asgard” di Rick Riordan o la recente collana sulla mitologia norrena uscita in edicola e i videogiochi di grande successo come “God of War 4”, che sposta l’ambientazione dall’antica Grecia al Nord Europa, dove il protagonista Kratos interagisce con i personaggi della mitologia nordica fino ad arrivare al recentissimo “Assassin’s Creed Valhalla”.

Assassin’s Creed Valhalla

Questi film, serie, libri, fumetti e videogiochi ci consentono, seppur attraverso una prospettiva ludica, di entrare nel mondo della cultura e mitologia norrena, rivelandoci dettagli che non solo affascinano ma che costituiscono la base di molte storie fantasy entrate nella cultura popolare come “Il Signore degli Anelli” di Tolkien che molto deve al “Nibelungenlied”, un poema epico scritto in alto tedesco medio.

Da dove hanno preso tutte queste informazioni gli autori di queste opere? Oltre alle importanti scoperte archeologiche nel Nord Europa, ci si può avvalere dei racconti degli antichi abitanti europei sulle scorrerie vichinghe e delle stesse fonti norrene come i poemi epici del Ciclo di Völsung, l’Edda in prosa, l’Edda poetica, il Yngvars saga víðförla, il Ragnars saga loðbrókar o i racconti di viaggi come la Saga di Erik il Rosso o il viaggio, narrato quasi fosse un racconto epico, dell’arabo Ahmad ibn Fadlan verso le terre del nord. La cronaca di Ahmad ibn Fadlan è un documento molto prezioso che riporta la descrizione dei luoghi visitati e lo studio delle popolazioni nordiche di quel periodo con i loro usi e costumi dei quali forse altrimenti oggi non sapremmo nulla, grazie anche all’obiettività e precisione del racconto dell’autore.

Illustrazione della spedizione guidata da Ibn Fadlan nel Nord Europa

Ahmad ibn Fadlan fu uno scrittore e viaggiatore arabo sulle cui origini conosciamo ben poco. Sappiamo che era un esperto di giurisprudenza islamica alla corte del Califfo di Baghdad al-Muqtadir e che fu mandato da quest’ultimo, nel 921 d.C., in una missione diplomatica verso il Volga dal re bulgaro Almis, primo regnante musulmano della regione. A testimonianza di questo viaggio, intorno al 922 d.C., descrisse con dovizia di particolari i territori asiatici e scandinavi abitati da popoli ignorati fino ad allora dalla cultura araba. Il fine del viaggio era quello di ottenere dal re dei Bulgari un’alleanza formale con il Califfo di Baghdad, in cambio di somme di denaro per la costruzione di una fortezza difensiva contro i Cazari, una confederazione di tribù seminomadi originarie dell’Asia Centrale. Presumibilmente Fadlan fu un personaggio minore nella società araba; della sua impresa non ci sono giunti poemi epici e non risulta citato nella documentazione del tempo. In aggiunta, il fatto che fu inviato in ambasceria verso un alleato minore fa pensare che non ricoprisse ruoli rilevanti nella corte abbaside. Il manoscritto di Fadlan non è giunto fino a noi in formato originale ma solo in una versione abbreviata conservata nella Biblioteca di Mashhad (Iran) scoperta nel 1923 e alcune citazioni e traduzioni sono riportate in testi successivi: il racconto di Ahmad ibn Fadlan fu citato parzialmente dal geografo arabo Yaqut al-Hamawi nel suo dizionario geografico risalente al XII – XII secolo, ed alcuni passi sono presenti nell’opera Haft Iqlim (Sette Climi) del geografo persiano Amin Razi risalente al XVI secolo.

Fadlan, insieme all’eunuco e diplomatico Susan al-Rassi, partì da Baghdad il 12 giugno del 921 d.C. e, servendosi di alcune rotte commerciali, raggiunse Bukhara (Uzbekistan), Khwarezm (a sud del mare d’Aral), Gorgan e infine, il 12 maggio del 922 d.C., dopo circa 4.000 chilometri, arrivò nella capitale dei Bulgari Bolghar, presso i tre laghi del Volga a nord di Samara. E’ opportuno precisare che i Bulgari del Volga erano una popolazione distinta da quella che poi fonderà lo stato conosciuto come la moderna Bulgaria. Arrivato alla corte del re dei Bulgari Almis, Fadlan consegnò doni e una lettera da parte del Califfo, ma il re rifiutò l’alleanza in quanto l’ambasceria non aveva portato i soldi necessari per la costruzione della fortezza. Nel suo diario di viaggio Ahmad ibn Fadlan critica aspramente la errata interpretazione dell’islam da parte dei Bulgari, sottolineando come questi lo abbiano accettato solo per ottenere sostegno dal califfato. Non solo, ma nel suo manoscritto riporta che molte delle popolazioni islamiche incontrate lungo il Volga sono “come somari smarriti. Non hanno alcun legame religioso con Dio, e nemmeno fanno ricorso alla ragione”. Dopo esser arrivato a Bolghar, Fadlan decide di raggiungere Wisu, regione lungo il corso superiore del fiume Kama (Kraj di Perm’ in Russia), dove è testimone degli scambi commerciali tra i Bulgari del Volga e le tribù finniche locali, i Variaghi.

La nave funeraria del capo vichingo (Variago) Igor il Vecchio, rappresentata dal pittore polacco Heinrich Semiradzki (1845-1902), come descritta nel racconto di Fadlan (Museo storico statale, Mosca)

I Variaghi svolsero nella regione attività belliche come pirati e mercenari e anche attività commerciali strutturate con diverse stazioni alcune delle quali fortificate che portarono alla formazione del primo Stato slavo orientale, il Rus’ di Kiev.

L’esistenza dei Variaghi non costituiva una grande novità per il mondo islamico al contrario dello sconvolgente primo impatto tra i norreni e i popoli cristiani nordeuropei. Ibn Fadlan fu uno dei primi a mettere per iscritto le usanze del popolo dei Rus’, descrivendolo come composto da mercanti e esploratori armati la cui attività principale era quella commerciale. Gli arabi fornivano ai Variaghi l’argento e in cambio ricevevano pelli, cera d’api, miele, falconi, noci, corteccia di betulla, schiavi, armi e ambra che veniva pagata a caro prezzo nei mercati musulmani. Li tratteggia alti come palme da dattero, biondi e rubicondi, ricoperti dal collo ai piedi di tatuaggi verdi e blu e armati di spada, ascia e un lungo pugnale, mentre le donne indossavano gioielli preziosi come collane d’oro, d’argento, di rame e di ferro. Aggiunge che sono perfetti fisicamente ma volgari, poco sofisticati e con abitudini igieniche disgustose anche se passano molto tempo a pettinarsi “Sono i più sporchi di tutte le creature di Allah: non si puliscono dopo aver defecato o urinato e non si lavano quando sono in uno stato di impurità rituale e nemmeno si lavano le mani dopo aver consumato del cibo”.

Buona parte delle sue descrizioni sono riservate agli usi e costumi: grazie ad esse, per esempio, oggi conosciamo a quali divinità pagane si rivolgevano gli uomini del Nord durante i sacrifici rituali o la cerimonia funebre rivolta ad un grande capo vichingo a bordo di una sontuosa nave funebre e quella rivolta a persone di rango inferiore “Quando muore un uomo povero costruiscono una piccola barca, collocano il corpo al suo interno e le danno fuoco. Nel caso di un uomo ricco, radunano i suoi averi e li dividono in tre, un terzo alla famiglia, un terzo come corredo funerario e un terzo per comprare alcol da bere nel giorno in cui la sua schiava si suiciderà venendo bruciata insieme al padrone”.


Bibliografia per saperne di più:

– Collection of Geographical Works by Ibn al-Faqih, Ibn Fadlan, Abu Dulaf Al-Khazraji, ed. Fuat Sezgin, Frankfurt am Main, 1987;

– D.M. Dunlop, The history of the Jewish Khazars, Princeton 1954, pp. 109–14;

– Ignać Kračkovskiy, Izbrannie sočinenia, IV, Mosca-Leningrado, 1957, pp. 184–86;

– A.P. Kovalevskiy, Kniga Akhmeda Ibn Fadlan o ego putešestvii na Volgu v 921-922 gg., Kharkov, 1956;

– Marius Canard, “La relation du voyage d’Ibn Faḍlān chez les Bulgares de la Volga”, in: AIEO (Algeri), XVI (1958);

– Stewart Gordon, When Asia was the World: Traveling Merchants, Scholars, Warriors, and Monks who created the “Riches of the East”, Da Capo Press, Perseus Books, 2008.

– Ibn Fadlan and the Land of Darkness: Arab Travellers in the Far North, Penguin 2012;

– Michael Crichton, Mangiatori di Morte, Garzanti, 1977.