Lorenzo Dolfi

Parag Khanna, geopolitico indiano naturalizzato statunitense, con Connectography (che chiude una trilogia dedicata al “futuro ordine mondiale”) offre una lucida analisi non solo del presente, ma di quelle che potrebbero essere le traiettorie del futuro dell’Antropocene. Nonostante l’imponderabilità che connota ogni ipotesi sulla storia dell’uomo, l’autore parte dall’assunto che vi sono tendenze difficilmente reversibili: l’incessante incalzare dell’urbanizzazione e la capillare diffusione di linee ferroviarie, oleodotti, gasdotti e cavi internet. Questi sono gli elementi principali che compongono il terreno sul quale si basa la “connettività”, che si pone quale dispositivo concettuale in grado di orientare l’agire individuale e di disegnare nuove geografie della complessità, le cui trame si sviluppano a partire dall’ambiente fisico e dalla geografia politica: esse «superano gli ostacoli della geografia naturale e di quella politica, e la loro mappatura rivela che l’età dell’organizzazione del mondo secondo lo spazio politico (il modo in cui legalmente suddividiamo il globo) sta cedendo il passo alla sua organizzazione secondo lo spazio funzionale (il modo in cui lo usiamo). In questa nuova era il mondo de iure dei confini politici sta per essere sostituito dal mondo de facto delle connessioni funzionali». Secondo questa prospettiva, dunque, le infrastrutture disegnano una rete globale all’interno della quale gli Stati stanno gradualmente lasciando il passo alle megalopoli quali gangli demografici ed economici, il che porta a una ridefinizione della scala degli equilibri di potere.
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