Giulia Oddi

Sintetico e puntuale, Henri Lefebvre – con meno di cinquanta parole – riassume il senso della sua opera:
“Il diritto alla città si presenta come forma superiore dei diritti, come diritto alla libertà, all’individualizzazione nella socializzazione, all’habitat e all’abitare. Il diritto all’opera (all’attività partecipante) e il diritto alla fruizione (ben diverso dal diritto alla proprietà) sono impliciti nel diritto alla città”.
Il diritto alla città, dunque, come diritto dei diritti che riguarda ognuno di noi e il nostro modo di vivere e frequentare gli spazi urbani (a maggior ragione in questo momento storico caratterizzato dalla pandemia). Il consiglio è quello di correre in libreria e procurarsi questo grande classico del Novecento, anche nella ristampa del 2014 di Ombre Corte, e lasciarsi trasportare, senza “chiudere l’orizzonte” (come suggerisce anche l’autore) da questa lettura attuale ed entusiasmante!
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