Le prime carte etnografiche, intese nella loro accezione moderna, apparvero intorno alla metà del XIX secolo, realizzate in seno alle comunità scientifiche dei geografi, degli etnografi e dei linguisti.
Nel corso degli anni, anche in virtù del sorgere dei nazionalismi e dell’epoca del colonialismo occidentale, le informazioni relative alla diffusione delle popolazioni e delle diverse culture sulla superficie terrestre acquisirono un peso sempre più rilevante, facendo sì che le carte etnografiche si affermassero come strumenti essenziali per veicolare messaggi e informazioni anche di natura politica, trovando applicazione nella legittimazione della dimensione spaziale del potere politico. In tal senso, i progetti relativi alla nascita di nuovi Stati trovavano così giustificazione, tra Ottocento e Novecento, nella comune appartenenza etnica, come ad esempio accadde nei Balcani.

Le carte etnografiche ebbero un ruolo importante anche durante gli anni immediatamente successivi alla Prima guerra mondiale, quando si tentò di pervenire ad una sostanziale riorganizzazione dell’assetto politico dell’Europa sulla scorta del principio dell’autodeterminazione dei popoli, enunciato dal Presidente statunitense Woodrow Wilson nel 1919 in occasione del Trattato di Versailles.
Tra le carte che vi mostriamo oggi, sottolineiamo come quella redatta dal T.C.I. nell’ambito dell’Atlante internazionale presenti, sin dalla sua prima edizione del 1927, elementi di sostanziale discontinuità rispetto ad altre cartografie e Atlanti realizzati nello stesso periodo in Italia, preferendo parlare di “etnie” piuttosto che di “razze”.

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