Nello Stato Pontificio, le prime normative in materia catastale furono emanate su disposizione di Papa Alessandro VII (1599-1667), al fine di definire un sistema erariale che garantisse un gettito fiscale sufficiente per la manutenzione delle principali infrastrutture. Durante gli anni ’60 del XVII secolo vennero condotte alcune operazioni di rilevamento topografico finalizzate alla realizzazione di un apparato cartografico catastale; gran parte delle cartografie realizzate in questa fase, 426 in tutto, presentavano però scarsa omogeneità tanto in merito al rapporto di scala adottato, quanto in relazione alle informazioni riportate dalle tavole e alle tecniche di disegno.
Sebbene nel suo complesso l’opera realizzata non possa considerarsi catastale nell’accezione moderna e contemporanea del termine, costituì un supporto fondamentale per le operazioni che vennero condotte dal papato nei decenni successivi. Denominata “Catasto Alessandrino” in onore del papa che ne aveva voluto l’esecuzione, l’opera avrebbe dovuto costituire la base per la costruzione di una carta topografica generale dell’Agro Romano, i cui lavori, già previsti dallo stesso Alessandro VII, non ebbero inizio per il decesso di quest’ultimo nel 1667. Il progetto del disegno di una carta topografica di tutta la campagna romana non fu abbandonato e giunse a compimento con la realizzazione della Topografia geometrica dell’Agro Romano, pubblicata nel 1704 (immagini 1, 2, 3).
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