Il primo Piano Regolatore Generale approvato dal Consiglio comunale della città di Roma, nella quale da poco si era trasferita la Capitale del Regno d’Italia, fu redatto dall’Ingegner Viviani nel 1873. Si proponeva di regolare la crescente urbanizzazione in atto e di disporre alcuni interventi, all’interno del perimetro delle Mura Aureliane, che sarebbero stati ripresi nei decenni successivi, di sistemazione dei quartieri del centro storico. Tra questi l’abbattimento della spina di Borgo, gli sventramenti per la realizzazione di via Cavour e di Corso Vittorio Emanuele II e il nuovo assetto di piazza Colonna, il cui obiettivo, nelle parole del Viviani, era di rendere agevole al transito “l’intricato labirinto con anguste vie” della città storica. Con il trasferimento a Roma dei palazzi di governo, dei Ministeri e delle principali funzioni pubbliche si era assistito da un lato a un importante incremento demografico, dall’altro all’emergere di una nuova borghesia, il che imponeva la costruzione di nuovi quartieri e opere pubbliche; tra il 1870 e il 1880, del resto, la popolazione della Capitale crebbe di 55.000 unità. Contestualmente si assistette all’adozione di politiche per lo sviluppo economico che limitassero l’industrializzazione della città in favore della terziarizzazione dell’economia: per i Savoia, così come per il Papa, l’idea di avere a Roma un’elevata concentrazione di operai era considerata un fatto pericoloso.
Questo modello di sviluppo urbanistico venne affermato con maggiore coerenza nel 1883, con il secondo Piano Regolatore che venne redatto sotto la direzione degli uffici tecnici del Comune (Immagini 1,2,3). Tra le disposizioni, oltre al prolungamento di via Nazionale fino a piazza Venezia, furono previsti abbattimenti per numerosi edifici nel centro storico per motivi igienici e per la creazione di nuove arterie di scorrimento.
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