Poesia e Geografia hanno in comune l’astrazione degli spazi e dei luoghi che si fanno paesaggio e rifugio per il lettore e per l’esploratore. Queste due figure che sono sempre più lontane dal sentir comune, attitudini della persona che cerca una via oltre il quotidiano vivere, si ritrovano nell’opera di Pier Franco Uliana.
Poeta veneto nato nel 1951 e autore di numerose raccolte, nel volumetto “Per una Selva” edito nel 2018 per Dario De Bastiani editore, presenta, come sottolinea con forza Giorgio Agamben nella nota critica, la selva o la viza in dialetto veneto, come limite spaziale del luogo e dalla lingua. Il bosco dove la luce si confonde con l’ombra ospita faggi e pioppi superbi che sfidano il vento e si illudono di vivere e di superare il tempo, così la lingua dialettale veneta in cui sono scritte tutte le opere inciampa e rimane impagliata nella selva in cui l’umanità si è perduta. Ma è nella selva, lungo il limitare del bosco, che Uliana ci invita a rimanere, poiché in essa tutto ha la direzione della vita, in quanto essa per quanto aspra, gelosa e crudele racchiudere l’amore. Così il bosco diviene luogo d’incontro fra lingua e spazio espressione di una geografia del cuore in cui Uliana ci invita ad entrare.
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