di Andrea Alfieri
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Beni storico-artistici civili
Per il clima mite e per la felice posizione nell’omonimo golfo, dal fascino unico, Napoli e i suoi dintorni, nel corso dei secoli, sono stati scelti anche come luogo di villeggiatura.
Le ville in città sono diverse centinaia.
Fra le tante, si possono citare Villa Carafa di Belvedere, Villa Pignatelli, Villa Rosebery, Villa Doria d’Angri, Villa Floridiana, Villa Rocca Matilde e Villa Visocchi. L’edilizia civile in epoca altomedievale risentì fortemente delle frequenti guerre e dell’incertezza politica del periodo; successivamente, con l’ascesa della città a capitale, si iniziarono a edificare dimore e palazzi nobiliari, anche per la volontà degli aristocratici di prendere parte alla vita di corte.
Numerose furono le testimonianze lasciate in città durante l’Umanesimo, in particolare da artisti catalani, mentre, a partire dal XV secolo, più marcata fu l’impronta rinascimentale toscana, seppure riletta in chiave locale. Proprio in quest’ultimo periodo, si rileva la fioritura più cospicua di palazzi nobiliari, soprattutto grazie all’espansione cittadina verso Ovest, che portò alla nascita di Via Toledo.
Al prolifico periodo barocco risalgono, invece, le meravigliose residenze regie: il Palazzo Reale e la Reggia di Capodimonte.
Il Palazzo Reale, realizzato a partire dal 1600, fu la residenza storica dei viceré spagnoli, poi dei Borbone di Napoli – con una parentesi francese – e, a seguito dell’Unità d’Italia, dei Savoia. La facciata principale è caratterizzata da otto nicchie, nelle quali sono collocate altrettante sculture ottocentesche, rappresentanti i capostipiti di ogni dinastia che ha regnato su Napoli. Al suo interno, una scenografica scalinata barocca in marmo bianco conduce agli appartamenti reali, che sono un tripudio di arredi, porcellane, arazzi, sculture e preziose opere d’arte barocche e neoclassiche.
La Reggia di Capodimonte, che si trova all’interno del bosco omonimo e ospita il Museo Nazionale di Capodimonte, costituisce una delle principali gallerie d’arte d’Europa. La reggia, voluta da Carlo di Borbone nel 1737, fu la prima residenza reale fatta erigere dalla sua dinastia. L’intento del re era di ospitare in loco le sculture archeologiche della collezione Farnese, poi trasferite nel Palazzo degli Studi. Nel corso degli anni, il palazzo si è arricchito di un numero inestimabile di pitture e statue donate alla città, ereditate o acquisite, risalenti a un periodo che va dal XIII secolo a quello attuale. Nei due complessi reali si trovano migliaia di opere di artisti di altissimo valore. Le due residenze regie si sommano alla Reggia di Portici e a quella di Caserta, facente parte anch’essa del grande piano urbanistico napoletano di stampo illuminista.
Il Real Teatro di San Carlo, il più antico teatro d’opera al mondo ancora in attività, venne fondato nel 1737 ed è stato da quel momento il luogo di esibizione della quasi totalità dei più grandi musicisti, cantanti e direttori d’orchestra al mondo. Ospita il museo “Memus”, nel quale sono esposti quadri, fotografie, opere d’arte, strumenti musicali, costumi, documenti d’epoca, un archivio musicale audio e uno delle immagini video, che ripercorrono la storia del prestigioso teatro.
Intorno alla metà del XVIII secolo, fu edificato il Real Albergo dei Poveri, una delle più grandi costruzioni settecentesche d’Europa, finalizzato ad accogliere le masse di poveri del Regno.
Il Conservatorio di San Pietro a Majella, fondato nel 1808, è situato nell’ex Convento dei Celestini, annesso alla chiesa di San Pietro a Majella.
E’ storicamente, come noto, una delle scuole di musica più prestigiose al mondo. Vi si diplomarono illustrissimi compositori e musicisti, fra cui Ruggero Leoncavallo, Vincenzo Bellini, Domenico Cimarosa, Domenico Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi, Saverio Mercadante, Francesco Cilea, Giovanni Paisiello e Riccardo Muti. Al centro del chiostro grande si può ammirare la scultura raffigurante Beethoven, mentre al suo interno è presente un museo, il più importante al mondo fra quelli dello stesso genere.
Sul finire del XIX secolo, si avviò il grande progetto del risanamento di Napoli, che prevedeva l’abbattimento di intere zone e l’edificazione di nuovi edifici, alcuni anche di notevole pregio, come la Galleria Umberto I, che, realizzata fra il 1887 e 1890, divenne rapidamente un polo commerciale e uno dei centri mondani della città.
Napoli è anche ricca di fontane.
Stupenda è la barocca Fontana del Gigante, nei pressi di Castel dell’Ovo, una costruzione risalente al Seicento, a opera del Bernini e di Michelangelo Naccherino. Un vero monumento: articolata mediante tre archi a tutto sesto, è decorata, fra l’altro, con statue di animali, mostri marini e divinità fluviali.
Meravigliosa è la Fontana del Nettuno, barocca, realizzata intorno al 1595 da Naccherino, Landi, Bernini e Fontana. Sopra una grande vasca circondata da una balaustra, la statua di Nettuno con il tridente, opera di Michelangelo Naccherino, campeggia su una coppa sorretta da ninfe e satiri, che si sommano ad altre sculture. Dopo vari spostamenti, nel 2014 la fontana è stata restaurata e smontata per essere poi ricostruita in piazza Municipio davanti a palazzo San Giacomo.
Grandiosa è la Fontana dell’Esedra, di circa 900 metri quadrati, situata alla Mostra d’Oltremare, opera di Carlo Cocchia e Luigi Piccinato, che si sono ispirati alla settecentesca fontana della Reggia di Caserta. I suoi getti possono raggiungere i 40 metri di altezza.
Di rilievo è anche la monumentale Fontana del Sebeto, che si erge in largo Sermoneta, commissionata nel 1635 a Cosimo Fanzago dall’allora viceré. La figura centrale del vecchio rappresenta il Sebeto, il fiume che un tempo scorreva nel centro di Napoli, circondato da mostri e tritoni, da cui sgorga acqua.
Oltre 200 sono le scale storico-monumentali della città. Esse costituiscono un vero e proprio elemento distintivo dell’urbanistica partenopea. Ve ne sono di varie forme e dimensioni, disseminate su tutto il territorio del Centro storico: fra le principali, la Pedamentina a San Martino, la monumentale Scalinata di Montesanto e la Scalinata del Petraio.
Architetture militari
Riguardo alle principali fortificazioni, in epoca greca le mura cittadine si estendevano su un tracciato quadrangolare e continuarono a essere utilizzate anche in epoca romana, seppure con delle modifiche, racchiudendo il Centro antico della città.
I sovrani che hanno governato Napoli dotarono la città, nel corso dei secoli, di poderose fortificazioni: Castel dell’Ovo è il più antico castello di Napoli; fu costruito proprio sul mare, sull’isolotto di tufo di Megaride, sulle vestigia della Villa di Licinio Lucullo, con funzione prettamente difensiva delle coste cittadine, data la sua posizione pressoché centrale. Fortificato nel V secolo, ospitò poi l’esilio dell’imperatore Romolo Augusto. In seguito, fu occupato da Normanni, Svevi e Angioini e fronteggiò innumerevoli attacchi. La struttura attuale risale al XII secolo. Ospita il Museo di Etno-preistoria, con raccolte di reperti geologici e preistorici provenienti da scavi della Campania.
Di notevole importanza è il Castel Capuano, costruito nel 1153, per volere di Guglielmo I di Sicilia, con lo scopo di proteggere l’entroterra, ma anche di fungere da residenza reale. Sotto la dinastia angioina, vennero costruiti tre ulteriori castelli: Castel Nuovo, Castel Sant’Elmo e il Castello del Carmine.
Castel Nuovo, più noto come Maschio Angioino, fu fatto erigere da Carlo I d’Angiò, nel 1282, per trasferirvi la corte da Castel dell’Ovo. Successivamente, fu ampliato da Alfonso I d’Aragona, al quale si deve l’arco trionfale in stile rinascimentale, realizzato per celebrare il suo ingresso vittorioso in città; ha una inconfondibile struttura a cinque torri.
Nel cortile, si trova la trecentesca chiesa gotica di Santa Barbara, nota anche come Cappella Palatina: sulle pareti, tra pregevoli cicli pittorici, si possono ammirare anche rari frammenti di affreschi di Giotto. Fra i tanti personaggi illustri che hanno alloggiato nel castello, si possono citare proprio Giotto, Boccaccio e Petrarca.
Castel Sant’Elmo fu edificato nel Medioevo, in posizione strategica sulla collina del Vomero e fu trasformato nella peculiare fortezza a forma di stella nel Cinquecento, per volontà di don Pedro de Toledo. La sua posizione permette di godere un panorama mozzafiato del golfo. Accanto al castello si trova la Certosa di San Martino.
Nonostante il divieto di estendersi fuori le mura, nel 1656 la città, considerando anche i casali, contava circa 450.000 abitanti (Nappi 1980, p. 10), con una densità di popolazione elevatissima. Al periodo del viceregno risalgono il Castello di Nisida e il Forte di Vigliena.
Il Quartiere militare di San Giovanni a Carbonara, oggi Caserma Garibaldi, rappresenta l’ultima fortificazione, sorta poco prima dell’Unità d’Italia.
La cinta muraria originale era intervallata da una serie di torri, erette inizialmente in tufo e poi in piperno e pietra lavica, accompagnate lungo il percorso da una serie di portali, di cui sono ancora apprezzabili testimonianze.
Porta San Gennaro, un tempo unico punto di accesso da Nord, è la porta più antica della città, costruita in anni nettamente precedenti al 1000; fu trasferita nel sito in cui si trova nel 1537; molto interessante è l’affresco seicentesco di Mattia Preti, un ex voto per la fine della peste.
Porta Capuana, cosiddetta perché orientata verso Capua, fu costruita nel 1484 e anticamente era la principale porta d’accesso alla città. E’ costituita da un elegante arco di marmo bianco, con decorazioni e altorilievi, racchiuso tra due torri merlate, quella della Virtù e quella dell’Onore.
Port’Alba (1625) si trova nell’attuale Piazza Dante. Per la sua mole e la sua architettura è considerata una delle porte seicentesche più belle d’Europa.
Per quanto concerne le torri, ne sono sopravvissute diverse, fra cui Torre Ranieri e Torre San Domenico.
Ulteriori luoghi da visitare
Altro luogo da non perdere è il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), uno dei più importanti al mondo, sito nel monumentale Palazzo degli Studi.
Fondato nel 1816, ospita un insieme sterminato di reperti della civiltà greca e di quella romana, moltissimi di valore inestimabile, fra cui spicca la Collezione Franese. La maggior parte dei reperti sono stati ritrovati a Pompei, Ercolano, Stabiae, Boscoreale, altri siti dell’area vesuviana e Roma.
Di sicuro interesse per gli amanti della geografia il settecentesco Salone della Meridiana, con questa ultima lunga quasi 30 metri e realizzata sul pavimento della sala.
La meridiana è costituita da un listello di ottone, che corre tra i riquadri di marmo, nei quali sono incastonate sagome di forma ellittica, con i dipinti dei dodici segni dello zodiaco. A mezzogiorno locale, la luce solare penetra dal foro dello gnomone posto in alto sul fondo della sala e cade sulla linea meridiana del pavimento, percorrendola in base alle stagioni. Nel medesimo salone si trova la statua marmorea dell’Atlante Farnese, raffigurato mentre sorregge, affaticato, il globo celeste sulle spalle. Sul globo si vedono raffigurati, fra gli altri elementi, l’Equatore celeste, i tropici, il Circolo artico e quello antartico e ben 43 costellazioni.
Meritevoli di visita sono: la Biblioteca dei Girolamini; il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina, all’interno di Villa Floridiana, che custodisce opere della cosiddetta “arte minore”, in particolare maioliche seicentesche e opere di porcellana della scuola di Capodimonte; il Parco Vergiliano a Piedigrotta, dichiarato monumento nazionale, in cui si trova il sepolcro d’epoca romana nel quale, secondo la tradizione, riposano le spoglie di Virgilio; il Monumento ai Martiri napoletani, sulla sommità della colonna posta al centro di Piazza dei Martiri; l’Edicola di San Gennaro, in marmo bianco e piperino, fra le più pregevoli del Centro storico, che fu realizzata sul sagrato della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, nel 1708, come ex voto dei fedeli; Il Palazzo monumentale dello Spagnuolo, edificato nel 1738, che è uno splendido esempio di Barocco napoletano ed è caratterizzato in particolare da un imponente scalone a doppia rampa; il meraviglioso Palazzo Zevallos, con la galleria appartenente al gruppo Intesa San Paolo, contenente un importantissimo insieme di dipinti, sculture e disegni seicenteschi, settecenteschi e ottocenteschi, in un ambiente decorato con pregevolissimi affreschi e stucchi; Palazzo Donn’Anna, costruito parzialmente fra il 1640 e il 1648 e rimasto incompiuto, si trova a Posillipo, proprio a picco sul mare.
Fra le tantissime piazze, meritano certamente di essere ammirate: Piazza del Plebiscito, Piazza Trieste e Trento, Piazza Municipio, Piazza Dante e Piazza Sannazaro.
Per quanto concerne i musei non artistici, meritano una menzione, anche se posti al di fuori del Centro storico, la Città della Scienza, a Bagnoli, in cui è possibile anche sperimentare direttamente diversi fenomeni scientifici, e il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, che, situato in corrispondenza della fabbrica di locomotive a vapore voluta da Ferdinando II di Borbone nel 1845, è il più considerevole in Italia fra quelli del medesimo genere; vi è esposto un ingente numero di locomotive storiche.
Nel Centro storico, all’interno dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, fondato nel 1812, si trova, invece, il MuSA (Museo degli Strumenti Astronomici), di grande interesse per i geografi. Inaugurato nel 2012, il MuSA vede esposti strumenti antichi di enorme valore storico, scientifico e tecnologico; vi si percorre la storia dello sviluppo e delle ricerche dell’astronomia a Napoli.
La cucina napoletana
Ineludibile qualche riferimento alla ricchissima cucina napoletana, che include numerose eccellenze del “made in Italy”.
Grazie alle varie dominazioni a cui è stata sottoposta la città – in primis quelle delle dinastie reali francesi e spagnole –, si è delineata nel tempo una netta distinzione fra quella definibile come “cucina aristocratica”, caratterizzata da piatti con ingredienti ricchi (nel caso dei timballi, del sartù di riso ecc.), e quella “povera”, legata a ingredienti quali cereali, legumi e verdure.
Tra i piatti tipici vi è la pizza napoletana, che iniziò ad affermarsi a Napoli fin dal Seicento.
Nel 2017, “L’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano” è stata riconosciuta come parte del patrimonio culturale dell’umanità dall’UNESCO.
Una pratica culinaria, quella dell’arte della pizza, che è andata così ad aggiungersi ad altri nostri beni immateriali (come la Dieta Mediterranea, la falconeria e l’opera dei pupi) e che comprende varie fasi, tra le quali la preparazione dell’impasto, un movimento rotatorio fatto dal pizzaiolo e la cottura nel forno a legna.
Bibliografia per approfondire
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Denunzio A.E. [et al.] (a cura di), Dimore signorili a Napoli. Palazzo Zevallos Stigliano ed il mecenatismo aristocratico dal XVI al XX secolo. Atti del Convegno (Napoli, 20-22 ottobre 2011), Napoli, Intesa Sanpaolo; Arte’m, 2013.
De Rose A., Le fontane di Napoli, Roma, Tascabili economici Newton, 1994.
Di Mauro L., Mura e castelli. Castel dell’Ovo, Castel Nuovo, Castel Sant’Elmo, Napoli, Pubblicomit, 2006 (Video, suppl. a: «Valori di Napoli», A. 2., n. 10).
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