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Viaggio nel Centro storico di Napoli (prima parte)

di Andrea Alfieri

L’esperienza del Coronavirus, sommata ai fenomeni dell’overtourism e della gentrificazione già molto diffusi nelle città d’arte prima dell’epidemia, impongono un ripensamento sulle modalità e sulla qualità della fruizione turistica, aprendo nuovi scenari per un turismo sostenibile, culturale, sociale, religioso, eno-gastronomico, green, all’aperto e nella natura, di prossimità. La sostenibilità, inoltre, può rappresentare realmente l’elemento trasversale di nuovi stili di frizione turistica e ripartire dalle bellezze italiane può essere una scoperta ancora più emozionante.

Boundary of the historic centre of Naples, 2011 – Carta topografica, con evidenziata l’area Patrimonio mondiale dell’UNESCO (coloro rosso = Area of World Heritage Site) e la sua buffer zone (colore giallo= Area of Buffer zone of World Heritage Site) Fonte: https://whc.unesco.org/en/documents/116239

Viviamo nel Paese che detiene il record di maggior numero al mondo di Patrimoni Unesco e non è quindi difficile immaginare che scegliere una meta in Italia per trascorrere le vacanze o un breve soggiorno possa rappresentare una soluzione soddisfacente, in molti casi una riscoperta di eccellenze territoriali da visitare con la nuova filosofia del turismo lento e di prossimità. Quello che vi proponiamo è un suggestivo viaggio alla scoperta delle straordinarie bellezze del Centro storico di Napoli.

Breve storia della città

Napoli è una delle città più antiche dell’Europa occidentale ed è stata per secoli una grande capitale europea e mediterranea. Il suo Centro storico merita davvero di essere visitato, per la densità e importanza del suo patrimonio storico, artistico, culturale e non solo.

Napoli i tre decumani – Fonte: wikipedia.org

Il tessuto urbano della città conserva gli elementi della sua lunga e movimentata storia. La città è stata un centro molto importante della Magna Grecia e dell’Impero Romano. Nel corso dei secoli successivi, ha subito il dominio dell’Impero Bizantino – interrotto quando la città formò un ducato autonomo –, dei Normanni e degli Angioini, divenendo il simbolo del prestigio e del potere della famiglia.

Napoli, Antonio Vallardi editore, Milano [inizio del XX secolo] – Fonte: Cartoteca della Società Geografica Italiana

È nei due secoli di dominio aragonese, che vennero realizzati numerosi interventi volti a razionalizzare l’impianto urbanistico e a costruire edifici grandiosi, oltre alla costruzione

di mura, con cui Napoli fu dotata di una compatta struttura difensiva, rafforzata anche da quattro castelli. Dopo una breve parentesi asburgica, Napoli divenne capitale di un regno indipendente sotto la dinastia borbonica e rivaleggiò con le altre capitali europee, esercitando notevoli influssi in molti campi della cultura, legati soprattutto all’arte e architettura, e raggiungendo numerosissimi primati, specialmente in ambito scientifico e tecnologico. Durante il governo dei Borbone, l’aspetto della città mutò, con un ampliamento del porto e il risanamento di alcuni borghi che, con i successivi interventi ottocenteschi, caratterizzano ancora oggi il tessuto urbano di Napoli.

Il Centro storico

L’impianto a griglia rettangolare dell’antica fondazione greca di Neapolis è ancora distinguibile e continua a rappresentare la forma fondamentale dell’attuale tessuto urbano del Centro storico della città. A Napoli vi sono tre decumani, creati alla fine del VI secolo a.C., durante l’epoca greca, costituenti il cuore del Centro antico – una porzione di quello storico – della città.

Napoli – Centro Storico – Fonte: wikipedia.org

In quest’ultimo, in particolare, si sono concentrate tutte le costruzioni di rilievo fino al XVI secolo, quando il viceré spagnolo don Pedro de Toledo decretò l’ampliamento della città verso Occidente. In tale sito è presente un numero particolarmente elevato di beni culturali e artistici: scavi archeologici all’aperto e sotterranei, con resti romani e greci, incluso il Teatro romano dell’Anticaglia, catacombe, musei, monasteri, chiostri, antichi palazzi storici, le note vie dei presepi, obelischi, statue, colonne medievali, bassorilievi, fregi monumentali e molto altro.

Il Centro storico di Napoli, esteso per circa 17 chilometri quadrati, è il più vasto d’Italia e fra i più grandi d’Europa. Esso è, per 10,21 chilometri quadrati, anche Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Quest’area è circondata da una “Buffer zone of World Heritage Site” di 13,50 chilometri quadrati.

Napoli – Quartieri Spagnoli – Fonte: PhotoGFP

Nel solo Centro antico, pressoché coincidente con l’area circostante i decumani, si annoverano circa 300 chiese storiche, dall’enorme valore storico, artistico e architettonico, alle quali sono legate le attività di illustri esponenti dell’arte italiana. Fra i principali artisti, si possono citare Giotto, Caravaggio, Donatello, Giuseppe Sanmartino, Luca Giordano, Luigi Vanvitelli, Cosimo Fanzago, Jusepe de Ribera, Guido Reni, Domenichino, Tino di Camaino, Marco dal Pino, Simone Martini, Mattia Preti e molti altri. Il numero di chiese di Napoli si aggira intorno al migliaio. Nel XVIII secolo la città era soprannominata anche “città delle 500 cupole”.

Il citato ampliamento della città verso Ovest comportò la nascita dell’attuale Centro storico: furono edificati, così, i Quartieri Spagnoli che sono ancora oggi caratterizzati dalla presenza dei “bassi”, ovvero piccole abitazioni al piano terra con accesso sulla strada, da piccole botteghe artigianali, da vicoli non di rado stretti e da alte scalinate. Con il passaggio dal vicereame spagnolo al regno borbonico, si ebbe il definitivo salto culturale nella città che divenne meta ineludibile del Grand Tour europeo.

Palazzo Donn’Anna – Posillipo – Fonte: PhotoGFP

Napoli maturò una propria coscienza illuminista, confermandosi grande capitale europea. Nel giro di soli venti anni, dal 1730 al 1750, vennero realizzati imponenti edifici, simbolo del livello culturale raggiunto: la Reggia di Capodimonte, il Real Albergo dei Poveri e il Real Teatro di San Carlo. Con l’avvento del Neoclassicismo di inizio Ottocento e dell’Eclettismo di fine secolo, il centro storico si allargò anche all’area di Posillipo e del Vomero, caratterizzata da vedute paesaggistiche di particolare bellezza e da un ampio spazio naturale circostante. Furono edificate, dunque, numerose importanti ville.

Resti archeologici territoriali…, al netto di quelli conservati nei musei

Della Napoli greca, oltre al prezioso impianto urbano e viario, sono rimaste varie testimonianze, come mura, torri di difesa, templi, cunicoli e ambienti del sottosuolo. I resti del periodo romano sono certamente di maggior rilievo; fra i molti, si possono citare resti di mercati, ad esempio quello di San Lorenzo Maggiore, aree termali, come quella di Santa Chiara, cripte, mura, acquedotti, passaggi sotterranei, iniziati dai Greci, ma ampliati dai Romani, e reperti di vario genere.

Napoli sotterranea: cavità adibita a cisterna – Fonte: grandenapoli.it

Napoli sotterranea occupa una enorme estensione, circa 900.000 metri quadri di cavità artificiali. Nel sottosuolo si trovano anche i resti del Teatro romano di Neapolis – in cui si esibiva Nerone – parzialmente visibile in superficie. Importanti nel sottosuolo di Napoli sono le catacombe, risalenti ai periodi preellenico e greco, oltre a quelle cristiane, di grande importanza.

Monumenti religiosi

A Napoli vi sono molti edifici religiosi di notevole pregio artistico e architettonico. La Certosa di San Martino, in cima alla collina del Vomero, realizzata a partire dal Trecento su imponenti fondamenta gotiche, è uno dei più riusciti esempi del barocco.

Chiostro della Certosa di San Martino, con veduta panoramica – Fonte: beniculturali.it

E’ riccamente decorata con marmi, dipinti e vivaci affreschi settecenteschi. Il Museo Nazionale di San Martino comprende, oltre alla chiesa, ai due chiostri e agli ambienti privati delle strutture religiose – incluse la Cappella del Tesoro vecchia e quella nuova –, varie sezioni: quella dedicata alle carrozze, quella navale, presepiale, teatrale, dell’opera (con opere d’arte e oggetti che testimoniano della vita nella Certosa), dei ricordi storici del Regno,  delle stampe e dei disegni, delle arti decorative.

Panorama da San Martino – Fonte – PhotoGFP

E ancora, la Donazione Alisio, il Quarto del Priore (con sculture e dipinti di artisti come Pietro Bernini, Nicola Fumo, Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Micco Spadaro e altri) e la Galleria dell’Ottocento, che possiede molte sculture e quasi mille dipinti – non tutti esposti – della Scuola di Posillipo, di Resina e, in generale, di artisti gravitanti attorno all’Accademia. Dalla sua posizione, si può ammirare uno splendido panorama del Golfo di Napoli.

Meravigliosa è la Cattedrale di Santa Maria Assunta, ovvero il Duomo di Napoli, in cui si può osservare la sovrapposizione di più stili, che vanno dal Gotico puro del Trecento al Neogotico ottocentesco. Particolarmente sontuosa è la seicentesca Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro, patrono della città, in cui si trovano opere d’arte e reliquie preziose, fra cui le ampolle con il sangue del santo oggetto di un sentito e partecipato rito religioso associato al suo scioglimento.

Facciata della Cattedrale di Santa Maria Assunta – Fonte: triphobo.com

Accanto al Duomo si trova l’ingresso del Museo del tesoro di San Gennaro, che possiede un inestimabile patrimonio di oltre 21.000 opere, di cui circa 3.000 esposte, fra la cappella e le sale del museo. Secondo studi fatti da un pool di esperti che hanno analizzato tutti i pezzi della collezione («Corriere del Mezzogiorno», 23 luglio 2014), il tesoro di San Gennaro sarebbe addirittura più ricco di quello della corona d’Inghilterra della regina Elisabetta II e degli zar di Russia. Nel museo sono presenti anche pitture di elevatissimo pregio.

Facciata della Basilica di San Domenico Maggiore e Obelisco di San Domenico Maggiore – Fonte: vesuviolive.it

Splendida è la Basilica di San Domenico Maggiore, affacciata sulla piazza omonima, che, completata nel XIV secolo, ha mantenuto l’impianto originale a tre navate, con l’interno arricchito nel tempo da opere d’arte, stucchi e dorature, che culminano nel sontuoso altare maggiore del XVII secolo. Pregevoli sono anche le cappelle laterali, in particolare quelle dedicate a San Tommaso d’Aquino e a San Michele Arcangelo, e la sacrestia.

Da visitare anche il Monastero di Santa Chiara, grande opera d’epoca barocca, con il suo peculiare chiostro maiolicato, ravvivato da piastrelle di ceramica di Capodimonte che ricoprono le colonne del giardino e le panche, e le pareti sotto il portico decorate da affreschi del XVII secolo. Di gran rilievo sono: la Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, dalla struttura neoclassica, sormontata da una cupola alta 53 metri e con un portico a colonne; la Basilica di San Paolo Maggiore; la Chiesa dei Girolamini; la Chiesa della Trinità Maggiore; la Chiesa di San Gregorio Armeno, nella “Via dei presepi”, (che, nonostante l’aspetto barocco, risalirebbe a prima dell’anno Mille),custodisce le reliquie di Santa Patrizia e, insieme all’attiguo monastero, dotato al centro del chiostro anche di una monumentale fontana barocca, forma un importante complesso religioso; la Basilica dello Spirito Santo; la Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore; la Basilica di Santa Maria della Sanità; la Chiesa di Sant’Agostino Maggiore; la Basilica di San Lorenzo Maggiore; la Chiesa monumentale del Gesù Nuovo, con la facciata a bugne, contenente importanti opere barocche e le reliquie di San Giuseppe Moscati.

Obelisco dell’Immacolata e facciata della Chiesa del Gesù Nuovo – Fonte: flickr.com

Gli obelischi di Napoli risalgono, per la quasi totalità, al periodo tra il Medioevo e il Barocco. La loro costruzione è dovuta sia dall’usanza della Chiesa di assegnare ad un importante edificio di culto un elemento riconoscibile dai pellegrini, sia ad alcune feste pubbliche, in cui si usava costruire torri lignee, portate a spalla e fortemente decorate con cartapesta. I principali obelischi della città sono quello dell’Immacolata Splendida, quello di San Domenico e quello di San Gennaro. Il grande e sontuoso obelisco dell’Immacolata Splendida, espressione dell’arte barocca, fu innalzato nel Settecento dai padri gesuiti della Chiesa del Gesù Nuovo, che affaccia sulla stessa piazza del monumento. Alta una ventina di metri, la guglia marmorea, riccamente decorata con statue e mezzirilievi, culmina nella statua in rame dell’Immacolata.

Obelisco di San Gennaro – Fonte: wikipedia.org

Quello di San Domenico, dalla slanciata struttura piramidale, con la statua bronzea dell’omonimo santo benedicente in cima allo sfarzoso obelisco, di fronte alla chiesa a lui dedicata, fu voluto come ex voto dai Napoletani, nel 1656, per salvare la città dall’epidemia di peste; è decorato con stemmi, putti, medaglioni e busti. L’Obelisco di San Gennaro è la più antica guglia di Napoli; sorge presso la Cappella del tesoro di San Gennaro e fu eretta nel Seicento, come ringraziamento al santo per lo scampato pericolo in occasione dell’eruzione del Vesuvio del 1631; la statua in bronzo del santo si trova su un elaborato capitello ionico.

Innumerevoli nella città sono, inoltre, le edicole sacre, i chiostri monumentali e le aree cimiteriali, come il Cimitero monumentale di Poggioreale, uno dei più vasti d’Europa.

Grande importanza rivestono le catacombe, concentrate in gran parte nel Rione Sanità.

Catacombe di San Gaudioso – Fonte: campaniartecard.it

Fra le principali, si possono citare le Catacombe di San Gennaro, risalenti al II secolo, le Catacombe di San Severo (fine del IV secolo), le Catacombe di San Gaudioso (V secolo) e le Catacombe di San Pietro ad Aram (IV secolo). Altre sepolture sotterranee di grande rilievo sono quelle rinvenibili nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco e, soprattutto, il Cimitero delle Fontanelle, cosiddetto per la presenza in tempi remoti di fonti d’acqua, che accoglie circa 40.000 resti di persone.

(Continua…vai alla seconda parte)


Bibliografia per approfondire

Alabiso A.C., Campi M., Di Luggo A. (a cura di), Il patrimonio architettonico ecclesiastico di Napoli. Forme e spazi ritrovati, Napoli, Artstudiopaparo, 2016.

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