Cristiana Zorzi
Se la maniera in cui impariamo a conoscere il mondo è la narrazione descrittiva, e la prima ad attraversare gli spazi è la nostra immaginazione, allora ogni atto descrittivo presuppone una poetica.
E allora, forse, sarebbe consono riconoscere il poeta (o la poetessa) in quanto esperti di Geografia. Secondo Thoreau di questo si tratta: del riconoscere il poetica come “cosa della Terra/terra” e l’immaginazione
come il “luogo migliore per conservarne le interessanti testimonianze”. I suoi scritti, così si compongono svelando limiti, intrecci, contaminazioni, confini. L’arte della scomposizione costruisce il con-testo attraversandolo. Esattamente come i nostri sensi – che ci muovono – accolgono un altrove mitizzato dalla nostalgia di distanze incolmabili, l’immaginazione muove desideri di ricongiungimento. E così, l’Autore ci accompagna, senza tenerci per mano, attraverso una realtà che fa apparire tanto ovvia quanto utopica. Quella di un desiderio simbiotico con il mondo non pensante, ma facente, esistente, praticante, crescente, secondo Thoreau, anche sensibile.
Geografia e antropocene. Uomo, ambiente, educazione, a cura di Cristiano Giorda, Carocci editore, 2019
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