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Leg.Geo – Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato, di Eugenio Turri

Martino Haver Longo

Eugenio Turri è stato uno tra i geografi italiani contemporanei che maggiormente ha contributo alla definizione della nozione di paesaggio. Sin dai primi anni di carriera a partire dalle monografie “La Lessinia. La natura e l’uomo nel paesaggio” edito per i tipi di Vita Veronese nel 1969, ma ancor più nel 1974 con “Antropologia del paesaggio” Turri espresse il suo interesse per il paesaggio nel tentativo di portare lo studio dello stesso sempre più verso l’alveo delle manifestazioni culturali e quindi in stretta relazione con le rappresentazioni umane, individuali e sociali. Dalla metà degli anni novanta si è dedicato intensamente allo studio di questa tematica anche in forma di impegno politico e sociale. È stato infatti consulente per la Regione Lombardia e la Regione Veneto per la Pianificazione paesistica e territoriale e ha fatto parte di numerosi comitati scientifici per riviste di geografia italiane ed estere.

Il libro che oggi si intende presentare, “Il paesaggio come teatro”, è stato edito per Marsilio in due edizioni rispettivamente nel 2003 e nel 2006, in esso Turri riflette attraverso la metafora ripresa nel titolo sul valore e sull’incidenza che il paesaggio ha sulla vita degli individui e delle società. La concezione del paesaggio come teatro sottolinea il duplice ruolo che l’essere umano interpreta nei confronti del territorio. Egli è attore in grado di trasformare in senso ecologico lo spazio naturale che lo circonda ed è spettatore che rimira e vive il suo operato. In questo modo l’autore delinea un indissolubile legame tra cultura e natura che la nozione di paesaggio incorpora e definisce al meglio.

 Il libro è però anche un monito per i diversi tentativi di disarticolazione e di svilimento culturale del paesaggio e della pianificazione paesistica che le pulsioni capitalistiche mettono in atto. Turri invita il lettore contemporaneo a leggere i processi che hanno portato e continuano a portare alla riduzione del paesaggio a scenario del tutto denaturalizzato in cui l’essere umano è incapace di essere attore. Tale visione induce infatti all’Atopia, cioè un mondo indifferente ai luoghi poiché privato della specificità degli spazi.  Turri perciò tenta di unificare gli sforzi interpretativi delle varie discipline che hanno a cuore il paesaggio dall’urbanistica alla storia, passando per la geografia e l’architettura con l’idea di porsi a salvaguardia delle diversità territoriale, contro l’annullamento della storia richiamato da C. Lévi-Strauss e come centro di propagazione di educazione al paesaggio, affinché l’essere umano possa comprendere ed interpretare lo spazio dal teatro locale al teatro-mondo.


Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato, di Eugenio Turri, Marsilio, 2006

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