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Vol. 8 – Tatuare la città. Per un’analisi geografica dell’arte urbana nello spazio pubblico

TATUARE LA CITTÀ.

Per un’analisi geografica dell’arte urbana nello spazio pubblico

di Isabelle Dumont

Ovunque si passeggi in città è ormai divenuto usuale vedere sui muri espressioni artistico-grafiche di varia natura. È dunque sorta l’idea di approfondire la comprensione di questi «tatuaggi della città» proponendone un’analisi geografica. Sviluppando la ricerca si è venuto a costruire un puzzle nel quale ogni tassello costituisce un elemento chiave per la comprensione di questa pratica e delle sue implicazioni. Questi tasselli riguardano la street-artizzazione della città ma anche la diffusione in contesti rurali, nonché il ruolo dell’arte urbana nelle dinamiche di riqualificazione che possono generare casi di gentrification o street-artwashing. Oltre al possibile recupero dello spazio vissuto delle comunità coinvolte, il successo dell’arte urbana può creare afflusso turistico ma anche un più insidioso street art grabbing. Notevoli sono le potenzialità in un’ottica educativa (es.: sensibilizzazione ambientale, empowerment delle donne) nonché in un’ottica più politica (es.: rivendicazione di diritti, denuncia di ingiustizie, ricerca del dialogo interreligioso e fenomeni più specifici come la decolonizing street art o la street art come strumento di soft-power). Trasversale a tutte queste declinazioni dell’arte urbana è la sua ormai acclarata transmedialità che alimenta la spinosa questione della sua democratizzazione e conservazione (musealizzazione, museificazione e patrimonializzazione). Queste pratiche non sono peraltro rimaste estranee al mainstream e al sistema economico dominante (es.: mural advertising e ingresso nel mondo imprenditoriale). Se dunque si parla sempre più di post-street art, non significa però che la sua pratica-madre sia ormai superata, in quanto una parte di essa possiede due attributi fondamentali: la dimensione pubblica e la sete di espressione politica in senso lato.


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