di Silvia Iacuone
Con una popolazione di circa 700 milioni di abitanti e un PIL aggregato complessivo di circa 3000 miliardi di euro (MAECI, 2024), i Paesi del Sud-est asiatico costituiscono la quinta economia al mondo (MAECI, 2024) – ed in particolare, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico- ASEAN[1] è destinata a diventare la quarta economia mondiale entro il 2030 (MAECI, 2024), dopo Stati Uniti, Cina e UE –, se pur con notevoli squilibri, considerando che la sola città-Stato di Singapore presenta un PIL pro capite pari a 91.576 $, contro i 1.919 $ della Cambogia o i 1.933 $ del Myanmar[2].
Nel contesto storico e geopolitico di quello che viene definito il “secolo asiatico”, caratterizzato da un progressivo spostamento del baricentro economico globale sull’Asia, questi Paesi si stanno ritagliando sempre di più un ruolo da protagonisti, dal punto di vista commerciale, finanziario e politico, in una originale cornice di eterogeneità culturale e sociale.
Una macro-regione che vede convivere paesaggi avveniristici segnati dal successo economico tributario di un coinvolgimento sempre più intenso nelle catene del valore globale delle produzioni industriali e digitali, oltre che da un deciso posizionamento commerciale alimentato da accordi di libero scambio attivati, a partire dal 2000, con Cina, India, Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Non meno il turismo si offre come settore in crescita sostenuto da importanti investimenti nelle infrastrutture[3], proponendosi come asset strategico di territorializzazione regionale.
Dall’altra, grandi disparità territoriali riconsegnano paesaggi della povertà e della frammentazione che proiettano l’area in una traiettoria dello sviluppo ancora da completare, territorialmente e socialmente.
Per questa rubrica, propongo un itinerario turistico che permette al viaggiatore di immergersi in culture straordinarie, che si basano sul rispetto e si fondono con i credi religiosi e le dottrine filosofico-mistiche dell’Induismo, Buddismo e Taoismo; di scoprire profumi, sapori e tradizioni di quartieri in cui il tempo sembra essersi fermato, in forte contrapposizione alle altissime vette dei grattacieli illuminati, agli enormi centri commerciali e agli sconfinati parchi botanici. Nel merito, vi porterò alla scoperta di due importanti capitali del Sud-est asiatico, Kuala Lumpur e Singapore, per poi spostarci nell’isola thailandese di Ko Samui, tra bellezze acquatiche cristalline e forti contraddizioni paesaggistiche.
1° Tappa: Malesia, Kuala Lumpur
La Malesia ottenne l’indipendenza dall’Impero Britannico nel 1957 e, grazie alla posizione estremamente strategica esaltata dallo Stretto di Malacca – una delle più antiche e importanti vie marittimo-commerciali al mondo – assume oggi anche un ruolo geopolitico nevralgico in caso di contrasti tra USA e Cina (IARI, 2021).
Il tessuto sociale è fortemente multietnico, formato da una maggioranza malese, una componente cinese e una indiana, che influenza notevolmente la cultura locale, soprattutto quella culinaria (e vi assicuro che la cucina indiana è davvero molto speziata e non vi basterà specificare “no spicy” ad ogni portata per salvarvi da una sensazione di calore infernale!).
Kuala Lumpur, la sua capitale, presenta un centro decisamente futuristico, con grattacieli altissimi – anche se spesso si ha la sensazione che siano vuoti, costruiti solo per ostentare una ricchezza di superficie –, e strutture ultramoderne; prima tappa obbligata sono infatti le Petronas Towers, due altissime torri a forma di siluro che, in pieno stile asiatico, la sera vengono illuminate di diversi colori, regalando spettacoli unici, nonché rassicurante punto di riferimento della città.
Passeggiando, zaino in spalla, per la città, diventa palpabile la grande contraddizione tra la modernità del centro – con luminose strutture e centri commerciali, rilassanti passeggiate lungo il KL River of Life che costeggia il bellissimo quartiere storico del Merdeka Square,o le deliziose bancarelle del Central Market – e le modeste condizioni di vita dei quartieri immediatamente periferici; una città che grida la sua voglia di rivincita, di evoluzione, di stare al passo con le nuove capitali emergenti, proiettandosi come futuro hub digitale regionale.
Ma sono i contesti limitrofi a rivelare le forti debolezze economico-sociali ancora esistenti, a cominciare dai quartieri cinese e indiano, che, se pur nella piena sensazione di sicurezza, rivelano un livello di igiene discutibile e drammatica povertà.
Come si diceva in precedenza, sono proprio i grandi divari a dare forma alla particolarità e danno la possibilità di toccare con mano le diversità culturali.
Chinatown diventa addirittura luogo della movida serale, nonché importante risorsa turistica, grazie ai meravigliosi templi – comunque sparsi in ogni angolo della città e votati ciascuno a religioni differenti – e al famosissimo street food della via più gettonata Jalan Alor, in cui gustare prodotti locali e piatti tipici.
Little India è invece un luogo più appartato, da raggiungere solo per i veri appassionati; un luogo quasi finto, totalmente colorato, in pieno stile “Bollywood”, con musica alta per le strade, bancarelle che offrono vestiti sgargianti e cibo esposto con dubbia conservazione. Un quartiere per i turisti non troppo deboli di stomaco, ma che regala delle sensazioni totalizzanti da provare almeno una volta nella vita.
Allontanandosi dalla città, la Malesia regala dei paesaggi mozzafiato, totalmente immersi nella foresta, ma soprattutto dei luoghi mistici avvolti dal silenzio, accompagnati solo dalle cantilene dei monaci e dal suono delle campane dei loro rituali, capaci di farti riconnettere con il tuo “io” più profondo. Altra tappa assolutamente obbligata sono, a tal proposito, le Batu Caves. Un santuario indù incastonato in una collina calcarea, formato da tre grotte principali e tre più piccole, da raggiungere solo dopo aver scalato 272 gradini colorati e presi d’assedio da scimmiette molto curiose e non sempre amichevoli.
Batu Caves di Gombak, Selangor (Malesia)
Da non dimenticare una visita ai bellissimi parchi e riserve naturali, che conservano numerose specie animali e vegetali dell’area, il KL Forest Eco Park e il Perdana Botanical Garden.
2° Tappa: Singapore
Colonia britannica prima, regione autonoma della Malesia poi, ed infine città-Stato indipendente dal 1965, Singapore è senza dubbio un hub strategico, commerciale, finanziario e logistico di grande rilevanza (IARI, 2022). La sua posizione strategica per le rotte marittime e commerciali, l’ha resa un’importante porta d’ingresso per l’ASEAN. Città che riesce ad attrarre investimenti a livello globale, grazie alla costante stabilità politica, alle agevolazioni ed esenzioni fiscali, agli incentivi e alla tutela riservata agli investitori stessi.
Anche Singapore ha un tessuto sociale fortemente multietnico, con una maggioranza cinese, seguita dalla componente malese e indiana. A differenza di Kuala Lumpur, Singapore è davvero una città di successo. Una città estremamente ricca, architettonicamente segnata da grattacieli e strutture futuristiche ben conservate che restituisce la sensazione di una città vissuta, estremamente pulita e sicura, molto verde, giovanile e piena di possibilità.
Immancabile, innanzitutto, una visita ai Gardens by the Bay, un meraviglioso, curatissimo ed immenso parco, girabile anche in bicicletta nei punti segnati, dove godere la sera del particolare spettacolo di luci e musica di uno dei simboli di Singapore, la Supertree Grove.
L’area di Marina Bay Sands – la cui panoramica è ben visibile dal futuristico Helix Bridge – consente di immergersi in un paesaggio fluviale suggestivo, oggetto di un’importante riqualificazione urbanistica che ha trasformato ex capannoni commerciali in numerosi locali della movida, come la zona di Clarke Quay, dove è possibile fare un romantico giro in duck nelle acque del fiume e trovare il simbolo di Singapore, il Merlion, statua con il corpo di pesce e la testa da leone[4].
Clarke Quay e il Merlion
Anche le strade di Singapore sono ricche di templi, ben conservati e sorvegliati con regole rigide ma che ne consentono la visita. Bellissimi anche i quartieri di Chinatown – in cui è presente il tempio con la reliquia del dente di Buddha – e Little India, forse anche meno turistici dei corrispettivi quartieri etnici di Kuala Lumpur, segno di un tessuto sociale sicuramente più solido e autentico, senza quell’evidente bisogno di mercificazione.
Segnalo anche la visita al Singapore Botanic Gardens, un meraviglioso ed immenso giardino botanico, completamente catalogato con varie specie animali e vegetali, per aree tematiche, un piccolo paradiso naturale in mezzo al denso tessuto urbano.
Infine, per ripararsi da una giornata di pioggia intensa – in pieno stile monsonico – non mancano attrattive tematiche, come il museo interattivo ArtScience Museum, per tornare un po’ bambini, e gli Universal Studios of Singapore, un coinvolgente parco dedicato agli amanti del cinema.
3° Tappa: Thailandia, isola di Ko Samui
La Thailandia, conosciuta come tale solo dal 1939, è l’unico Paese del Sud-est asiatico a non aver avuto un passato coloniale.
L’isola di Ko Samui, nel sud della Thailandia, è la località con il maggiore contrasto – quasi difficile da accettare – tra l’offerta turistica estremamente lussuosa da un lato, e la povertà più assoluta dall’altro, che colpisce il viaggiatore già dal suo arrivo in aeroporto. Strade dissestate, baracche fatiscenti e odori sgradevoli caratterizzano questa isola, che vive grazie al turismo balneare e, purtroppo, in alcuni casi, anche sessuale.
I contrasti dell’isola
D’altro canto, varcando la soglia dei Resort di lusso estremo, Ko Samui diventa improvvisamente la tappa che più risponde alla domanda di confort di un qualsiasi turista occidentale, con ogni tipologia di servizi offerti, avvalorati dalla gentilezza della popolazione locale che davvero rimane impressa nel cuore. Una vera coccola per gli occhi e per la mente. Un paradiso terrestre dalle acque cristalline e la sabbia chiarissima.
Potersi muovere sulle due ruote, affittando un motorino nei diversi punti adibiti, consente di girare l’isola e avere una panoramica generale di un ambiente bellissimo e contrastante allo stesso tempo, la cui dimensione storico-culturale è rappresentata dagli innumerevoli templi sparsi nelle diverse piccole località.
Esperienza, a mio parere assolutamente da fare, la visita all’Elephant Jungle Sanctuary Samui, un vero e proprio santuario degli elefanti, in cui poter entrare in diretto contatto con loro, giocandoci e dando loro da mangiare; un’esperienza unica, una rara possibilità di incontrare animali del genere nel loro habitat naturale e nel pieno rispetto delle loro esigenze.
L’esperienza di viaggio in questa parte del mondo finisce con l’imprimere sensazioni, emozioni e interrogativi. Terra di forti contraddizioni, luoghi in cui trovare ricchezza, ma anche tanta povertà; forme di ostentazione, e al contempo, dimensioni culturali che traspirano rispetto e umiltà. Un mix di contrasti, di esperienze di vita, di incontri e, a volte, di scontri, soprattutto con la nostra visione del mondo che finisce con il tradursi non solo e non tanto in un viaggio dall’altra parte del mondo, ma in un viaggio dentro noi stessi.
Le foto, salvo diversa indicazione, sono di Silvia Iacuone
Bibliografia:
Canali L., Lo scacchiere del Sud-est asiatico, Limes, 03/2021.
Celli N., Sud-est asiatico, in Boscolo Marchi M. (a cura di) “Le forme dell’arte buddhista. Opere della donazione Finzi Guetta”, Polo Museale del Veneto, Venezia, 2019.
D’Auria C., Le “tigri” asiatiche. Singapore, Thailandia ed Indonesia tra crescita ed evoluzione. Analisi comparativa sui sistemi politici ed economici dei paesi del Sud-Est Asiatico, II Edizione, Edizioni Settecittà, Viterbo, 2009.
Fumagalli Meraviglia M., Associazione dei Paesi del Sud-est asiatico, in Draetta U., Fumagalli Meraviglia M. (a cura di) “Il diritto delle organizzazioni internazionali – Parte speciale”, Giuffrè Editore, Milano, 2001.
Guida D., Nei Mari del Sud. Il viaggio nel Sud-Est Asiatico tra realtà ed immaginazione: storiografia e letteratura nella Cina Ming e Qing, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2007.
King V., Wilder W.D., The Modern Anthropology of South-East Asia – An Introduction, Routledge, London, 2002.
Parenti F.M., Mutamento del sistema – mondo. Per una geografia dell’ascesa cinese, Aracne, Roma, 2009.
Sitografia:
Associazione Italia ASEAN, www.itasean.org
Camera di commercio Cantone Ticino, https://www.cc-ti.ch/sudest-asiatico-singapore/
Confederazione Svizzera, www.seco.admin.ch
CUOA Business School, https://www.cuoaspace.it/2020/06/scenario-sud-est-asiatico.html
IARI – Istituto Analisi Relazioni Internazionali, https://iari.site/2021/02/09/il-dilemma-di-malacca-le-vie-alternative-allo-stretto-sud-orientale/
IARI – Istituto Analisi Relazioni Internazionali https://iari.site/2022/09/22/%EF%BF%BCsingapore-batte-hong-kong-il-porto-profumato-non-e-piu-il-primo-hub-finanziario-al-mondo/
LIMES, www.limesonline.com
MAECI – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, www.esteri.it
Osservatorio Economico (MAECI), www.infomercatiesteri.it
[1] L’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, nata nel 1967, è costituita oggi da 10 Paesi: Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Myanmar (ex Birmania), Malaysia, Singapore, Thailandia e Vietnam, ad esclusione di Timor Est.
[2] Osservatorio Economico (MAECI), www.infomercatiesteri.it , 2024.
[3] A tal proposito, ad ottobre 2023, l’Indonesia ha inaugurato una rete ferroviaria ad alta velocità che, da un lato, la collega alla Cina, conferendole così un ruolo geostrategico all’interno della Belt and Road Initiative, mentre dall’altro, contribuisce alla promozione di un lungo itinerario turistico attraverso le principali città e capitali dell’area.
[4] Il corpo del pesce sta a ricordare le origini di Singapore come villaggio di pescatori, mentre il leone rappresenta il nome originale della città, “Singapura”, che significa “città del leone”; la leggenda narra infatti che, durante la caccia, al principe indonesiano Sang Nila Utama, apparve una strana creatura simile ad un leone. Dopo questo episodio, il principe decise di rinominare il villaggio “Singapura”.