di Leonardo Scanferla
Il seguente racconto è il resoconto di viaggio di un weekend passato a Padova, che ha avuto luogo nella prima metà di luglio di quest’anno. Essendo originario della città veneta ed abitando per motivi di studio a Roma da qualche anno, mi è capitato spesso di tornare a casa accompagnato da amici che volevano scoprirne i luoghi e la cultura. Voglio allora cogliere l’occasione per raccontare quello che abbiamo fatto, con l’auspicio che questo racconto possa rappresentare una sorta di piccola guida per chi a Padova non c’è mai stato o desidera ritornarci.
Usciti dalla Stazione di Padova si apre davanti a noi l’omonima piazza, dominata dallo storico hotel Grand’Italia, che fu residenza storica nobiliare del Cavalier Guglielmo Folchi. Realizzata nel 1907 dall’architetto Giuseppe Pesaro è considerata, a partire dal 2015, residenza storica della città. Davanti all’hotel, si trova una delle stazioni del tram, mezzo veloce che in poco tempo permette di raggiungere il centro. Essendo solamente le 10.30, decidiamo però di sfruttare la frescura che il mattino ci offre, proseguendo a piedi. Attraversiamo quindi Corso del Popolo e ci addentriamo tra i vicoli dei Giardini dell’Arena, così chiamati per la presenza, nel parco, dell’antico anfiteatro romano. Equiparabile in passato alle dimensioni dell’arena di Verona e somigliante nell’architettura a quella di Nimes, oggi dello storico teatro non rimangono che pochi frammenti; a causa della sua trasformazione in cava di pietra, durante il periodo medioevale.
In uno dei chioschi del parco, potete fermarvi, come abbiamo fatto noi, per assaporare uno dei simboli della socialità padovana e del tipico modo di vivere della città: lo spritz! Oltre ai grandi classici come Campari e Aperol, quest’ultimo nato a Padova nel 1919 dall’ingegno dei fratelli Barbieri. Vista la vicinanza dell’urbe con Venezia, è bevuto molto anche il Select, che come gusto si avvicina ai classici citati, e il Cynar, il più “amaro” di tutti, anche questo originario di Padova e contraddistinto dal colore nero, che potrà darvi delle grandi soddisfazioni giocando con una tinta ed un gusto diverso dal solito. È degno di nota ricordare che i giardini dell’Arena, nel 2022, sono stati il palcoscenico delle attività organizzate dal museo di geografia dell’Università di Padova in occasione della geonight. Una volta all’anno, infatti, numerosi Istituti e Dipartimenti, a scala mondiale, dedicano una serata ad illustrare le meraviglie della geografia favorendone e rinnovandone la conoscenza. Se avrete la fortuna di passare da Roma in primavera, saremo entusiasti di ospitarvi noi della Società Geografica nella nostra sede in Roma per la prossima edizione della notte della geografia.
Uscendo dai giardini, sempre sul lato di corso Garibaldi, superiamo la cappella degli Scrovegni che non riusciamo a visitare non avendo prenotato la visita per tempo: se volete visitarla, non fate come noi e premunitevi dell’opportuna prenotazione almeno il giorno precedente alla vostra visita. Dal 2021 il ciclo di affreschi realizzati da Giotto, tra il 1303 e il 1305 e rappresentanti una sequenza di storie tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, è entrata a far parte del patrimonio Unesco. L’opera si estende sull’intera superficie interna della cappella e narra la cosiddetta storia della salvezza.
Proseguendo verso il centro storico, entriamo in piazza Garibaldi, attraversiamo poi via Cavour ed infine raggiungiamo via VIII Febbraio, data storica per la città, commemorante l’insurrezione popolare avvenuta nel 1848, quando padovani e studenti si unirono in un sanguinoso moto rivoluzionario contro gli austriaci. Alla nostra sinistra si erge la sede dell’Università degli Studi di Padova: Palazzo Bo, o come tutti noi padovani lo chiamiamo, semplicemente “Il Bo”.
Entriamo nel cortile dell’edificio e non possiamo non rimanere affascinati dall’enorme quantità di stemmi araldici, che ci impressionano positivamente, sia nel numero (più di 3000) che per dimensione e grandezza. Oltre a decorare il cortile interno, gli stemmi adornano anche altre sale del palazzo, soprattutto l’aula magna e simbolizzano il potere degli studenti che in passato raggiungevano le più alte cariche accademiche. Da qui comincia la nostra visita. L’edificio ospita il Rettorato e la Facoltà di giurisprudenza, ma quello che ci colpisce di più è sicuramente la cattedra di Galileo Galilei, dal quale l’emerito insegnante impartiva le sue lezioni ed il teatro anatomico stabile, nel quale una serie di anelli di legno concentrici salgono verso il solaio crescendo sempre di più di dimensione, mentre al centro della sala lo sguardo non può che posarsi, ripetutamente, sul tavolo settorio, sul quale venivano eseguite le autopsie.
Realizzato nel 1594 da Girolamo Fabrici d’Acquapendente, il teatro è il più antico al mondo, in grado di suscitare un’atmosfera davvero affascinante e ricca di significato. Terminata la visita al palazzo, il mio consiglio però è quello di dedicare un po’ del vostro tempo anche a GaudeaMUS, il museo dedicato alle tradizioni goliardiche dell’Università patavina, con più di 350 tra feluche, documenti e travestimenti. Chissà, magari vi racconteranno anche di come avveniva l’elezione del tribuno prima del 1951. Se non dovessero farlo, ve lo anticipo io. Si tratta in effetti di una delle tradizioni goliardiche che da sempre mi ha affascinato. Presso l’aula di anatomia e nello specifico sulla cattedra del professore, gli studenti del terzo anno di medicina che portassero la barba e non avessero ancora sostenuto l’esame, potevano cimentarsi in una “battaglia” che aveva come obbiettivo quello di resistere ai colpi degli altri concorrenti rimanendo gli unici seduti vicino alla cattedra del professore quando quest’ultimo faceva il suo ingresso in aula, decretandone il vincitore.
Terminata la visita ci dirigiamo in una delle piazze del centro storico, piazza della frutta, la quale, oltre ad ospitare uno dei mercati della città è anche la sede di uno dei più rinomati locali tradizionali: La Folperia. Il chiosco non è stabile, pertanto vi consiglio di visitare la loro pagina Facebook per conoscerne gli orari, ma il luogo è sempre lo stesso, esattamente affianco alla galleria che collega piazza delle erbe a piazza della frutta.
Come scrivono li stessi gestori, armati di “spuncion” e goditi la magia. Lo spuncion in Veneto sta a significare lo stuzzicadenti, simboleggiando come dovrebbero venire mangiati i folpi, che altro non sono che i polpi. Ci si potrebbe meravigliare della rilevanza storica e culinaria di una simile pietanza nell’entroterra veneto. In realtà, a Padova l’importanza del mollusco è rinomata e portata avanti anche dalla famosissima fiera del folpo di Noventa Padovana, comune situato non lontano dalla città, che con i suoi circa 150 mila visitatori all’anno, rappresenta un punto di riferimento regionale nel panorama fieristico. L’importanza storica di Noventa nel servire il prodotto rimanda alla vicenda del porto fluviale della cittadina, un tempo di grande importanza per il commercio tra la Repubblica Veneziana e la famiglia aristocratica padovana dei Da Carrara, signori della città, tra il XIV ed il XV secolo d.C., e si riflette ancora oggi sulle ricette a base di polpo proposte e sul successo della fiera.
Verso le 17, cominciamo ad avvertire il peso dei chilometri trascorsi in treno e delle ore passate in città e per questo decidiamo di rilassarci nel primo dei cosiddetti “tre senza” di Padova, ossia, il Caffè Pedrocchi. Situato nei pressi di Palazzo Bo e Palazzo Moroni, sede del municipio, il Caffè Pedrocchi spicca per la speciale architettura ed un gusto estetico ricercato. Il caffè si suddivide in tre sale: bianca (nella quale è ancora presente una delle pallottole esplosa durante i moti del ’48) rossa e verde. È quest’ultima la prescelta per il caffè pomeridiano. Il perché non è scontato: infatti, l’estrema modernità di Antonio Pedrocchi (questo il nome dell’originale proprietario) si riflette sia nell’architettura, sia nelle moderne macchine da caffè utilizzate già all’epoca, ma soprattutto nella gestione del caffè. Innanzitutto, dall’anno della sua fondazione nel 1831 sino al 1916, rimane aperto giorno e notte, appropiandosi del titolo di “caffè senza porte”, una offerta oraria senz’altro unica nel suo genere in quegli anni, ma soprattutto il Pedrocchi lancia l’idea innovativa, formalizzata sia in vita che nel proprio testamento (nel quale cede il proprio caffè al municipio), di consentire a tutti la libera fruizione della sala verde, senza consumazione. Va da sé che la raccomandazione, allora, sia proprio quella di recarsi in questa sala. Qui il mio consiglio forse potrà esservi utile: assaggiate il caffè Pedrocchi, vera specialità e prelibatezza dello stabilimento, un espresso con l’aggiunta di un’emulsione di panna fresca, menta e una spolverata di cacao (rigorosamente da non mescolare!).
Verso le 20 rincasiamo. La mattina successiva è dedicata all’esplorazione della Basilica di Sant’Antonio. Si tratta del secondo dei “tre senza” che dà luogo al soprannome della città: infatti, i padovani sono soliti riferirsi ad essa semplicemente come «al Santo». Nel 2021, i cicli di affreschi del XIV secolo sono entrati a far parte del patrimonio UNESCO assieme a quelli della cappella degli Scrovegni. La basilica detiene un patrimonio artistico incredibile e custodisce anche le reliquie di Sant’Antonio tra cui la lingua, l’apparato vocale ed il mento, quest’ultimo protagonista di un infausto episodio avvenuto nel 1991 quando, il 10 ottobre di quell’anno, venne rubato, per essere ritrovato nei pressi dell’aeroporto di Fiumicino ben 61 giorni dopo!
Fonte Wikipedia
A pochi passi dal “Santo”, c’è l’ultimo, ma primo in ordine di tempo, patrimonio UNESCO della città: l’Orto botanico di Padova. Inaugurato nel 1545, rappresenta il più antico orto botanico al mondo, con più di 3500 specie di piante. Si suddivide principalmente in tre strutture: la più vecchia e originaria rappresentata prima immagine a destra sotto; l’ala nuova, purtroppo chiusa quest’anno a causa dei lavori di ristrutturazione; e il museo dedicato ad accrescere la conoscenza dei visitatori con un approccio dinamico e divertente. Qui potrete intrattenervi sfidandovi ai giochi interattivi dedicati alla conoscenza delle piante, curati dagli allestitori del museo. Personalmente questa è la mia parte preferita, per la simpatia con la quale è stata ideata.
Infine, dall’Orto botanico ci siamo diretti verso il Prato della Valle, la più grande piazza in Europa, seconda solo alla piazza rossa di Mosca, luogo di incontro dei cittadini padovani, specialmente nelle giornate più calde e di sudate battaglie di gavettoni durante l’ultimo giorno di scuola degli istituti superiori della città. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il prato non possiede alcun manto erboso a parte per quello presente nell’isola artificiale situata al centro: l’Isola Memmia. Ecco spiegato l’ultimo dei “tre senza”.
Se vi trovate nelle vicinanze verso l’ora di cena, il mio consiglio è quello di andare a provare la pizzeria Orsucci, di piccole dimensioni ma estremamente popolare, che da più di cento anni serve pizze alla toscana ai padovani. La caratteristica? Avendo un forno di piccole dimensioni, le pizze possono essere ordinate in tre taglie, piccola, media o grande (corrispondenti alle tre tipologie di teglie sulle quali vengono cotte) con la differenza che quest’ultima è ampia tanto quanto quella che mangereste nella vostra pizzeria di fiducia! La simpatia degli avventori è assicurata e la gustosità è garantita, provare per credere.
Le foto, salvo diversa indicazione, sono di Leonardo Scanferla
Riferimenti, bibliografia e sitografia:
Giardini dell’Arena, https://giardinidellarena.com/
Mazza Barbara (a cura di), Il Caffè Pedrocchi in Padova, Signum edizioni, (1984).
Orto botanico di Padova, https://www.ortobotanicopd.it/
PadovaNet, Rete civica del Comune di Padova, Arena, l’anfiteatro romano di Padova https://www.padovanet.it/informazione/arena
PadovaNet, Rete civica del Comune di Padova, Cappella degli Scrovegni, https://www.padovanet.it/informazione/cappella-degli-scrovegni
Università degli Studi di Padova, L’elezione del tribuno a botte, https://800anniunipd.it/tradizioni/
Università degli Studi di Padova, Loggiato e stemmi https://mediaspace.unipd.it/media/Loggiato+e+Stemmi/1_93ggc6nu
UNESCO, Padova Urbs Picta – Giotto, la Cappella degli Scrovegni e i cicli pittorici del Trecento https://www.unesco.it/it/unesco-vicino-a-te/siti-patrimonio-mondiale/padova-urbs-picta-giotto-la-cappella-degli-scrovegni-e-i-cicli-pittorici-del-trecento/
Fiera del folpo, Le origini della ricetta del folpo di Noventa Padovana, https://fieradelfolpo.it/le-origini-della-ricetta-del-folpo-di-noventa-padovana/
Padova24ore, Vent’anni fa il furto del mento del Santo, tutta la storia sul Messaggero di Sant’Antonio, https://www.padova24ore.it/ventanni-fa-il-furto-del-mento-del-santo-tutta-la-storia-sul-messaggero-di-santantonio/