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Leg.Geo – graphic novel “Girasoli d’Ucraina. In fuga dall’invasione”, di Pietro B. Zemelo

Antonella Rinella

Girasoli d’Ucraina: In fuga dall’invasione – Pietro B. Zemelo

pagine 192 – euro 22.80 – Feltrinelli Comics

Non poteva che chiamarsi “Girasoli d’Ucraina” il nuovo graphic novel di Pietro Boscolo Zemelo (Feltrinelli Comics, 2024, formato 16,3 x 23,8 x 3 cm, pp. 192), affermato sceneggiatore e disegnatore Disney, il quale ai grandi fiori giallo-arancio (una delle principali produzioni agricole del Paese) affida il ruolo di leitmotiv di tutta la narrazione.

I girasoli, infatti, accompagnano il lettore e la lettrice attraverso il titolo, la prima e la quarta di copertina, nonché nelle tavole di apertura e di chiusura, e non mancano di essere evocati anche dal colore dei risguardi iniziale e finale del libro. I semi di girasole vengono presi da Lisa (moglie di Pietro e principale protagonista dell’opera) nei campi vicino alla dacia di famiglia da quando è bambina fino a tre mesi prima dell’invasione, durante una serena giornata estiva in cui mostra per la prima volta quel luogo della sua infanzia al marito fumettista, invitandolo a raccoglierli assieme a lei. E sarà proprio Pietro al momento della fuga da Kyiv[1], poco prima del 24 febbraio 2022 – definito dall’autore come “il terribile giorno che ora costituisce il centro di gravità delle nostre vite” (p. 8) – , a proporre alla moglie di mettersi in tasca un po’ di semi di girasole, dicendo: “Così un pezzo di Ucraina verrà con noi!”. Ancora, i girasoli sono presenti nella testatina di ognuno dei giorni disegnati da Pietro (che usa i numeri relativi per indicarli, considerando come “data zero” quella del 24 febbraio 2022, perché “c’è una vita che ha preceduto il primo giorno d’invasione e ce n’è una diversa dopo. E noi ricorderemo per sempre così questo periodo storico” – p. 8): essi appaiono rigogliosi, con la grande corolla rivolta verso est, disegnati su sfondi prevalentemente di tonalità vivaci giallo-arancio quando si vuole introdurre la narrazione degli eventi familiari precedenti l’invasione; di contro, diventano piante appassite, ripiegate su se stesse, incorniciate da colori cupi e freddi quando hanno il compito di aprire il racconto delle vicende quotidiane successive a quella data nefasta.  

In questo graphic novel Pietro Zemelo conferma la sicura capacità di narratore autodiegetico già chiara nella sua opera autoconclusiva del 2021 intitolata “Oltre il vetro. Islanda” (pubblicata per i tipi di Libreria Geografica). In “Girasoli d’Ucraina”, però, abbandona lo stile cartoonesco dei personaggi (che calzava a pennello al tema del divertente viaggio di formazione compiuto nell’“isola di ghiaccio e di fuoco”) e opta per uno stile non iconico fortemente verosimigliante alla realtà. La profonda maturazione della sua cifra autoriale si avverte nella composizione delle pagine, disegnate e colorate digitalmente, caratterizzate dalla rottura della griglia “classica” del fumetto seriale, rottura che dona dinamismo e profondità alle singole tavole, spesso fortemente sinestetiche, come quelle che, attraverso l’uso di potenti onomatopee e di colori accecanti, riescono a farci percepire i suoni delle bombe cadute sul centro commerciale Retroville di Kyiv e a farci commuovere sulle note dell’inno nazionale ucraino cantato dai sopravvissuti per “combattere” il rumore delle esplosioni.

Attraverso continui flashback e flashforward che mantengono sempre alta la partecipazione sia razionale che emotiva dei lettori e delle lettrici, Zemelo ci racconta in estrema sintesi alcune vicende del nucleo familiare di Lisa relative ad un arco temporale ampio circa un ventennio, soffermandosi in maniera dettagliata sia sui giorni immediatamente precedenti l’invasione, sia sulle cinque settimane successive. Così, dopo il rientro in Italia di Pietro e Lisa (l’unica della famiglia ad aver intuito il pericolo imminente), assistiamo alla fuga della mamma e del fratellino di quest’ultima, costretti a numerose soste e deviazioni prima di giungere sani e salvi in Italia, e poi anche al successivo arrivo dell’amica Iryna, che lascia Kyiv dopo il bombardamento del centro commerciale prima citato, sotto il quale è rimasto illeso il suo compagno Dima. Gli uomini adulti, invece, rimangono in Ucraina, pronti a prendere parte alle operazioni di guerra: in particolare, Misha, il papà di Lisa, presidia testardamente la casa di Mykolaiv, che non vuole lasciare per il timore di non poterci tornare mai più (come già in passato gli è stato impedito di rientrare nella casa natale in Donbas e, di conseguenza, di rivedere suo padre in vita).

I protagonisti del graphic novel fuggiti dal “Paese dei girasoli” manifestano reazioni diverse: Pietro, che in Ucraina era sempre intento a disegnare, rientrato in Italia trova difficile immergersi nel suo lavoro e più di ogni altro rimpiange Kyiv, mostrando una spiccata topofilia; la mamma di Lisa non vuole uscire dalle mura domestiche e appare tutta concentrata sui bucati da pulire in lavatrice; Taras, il fratellino di Lisa, si chiude nel più totale silenzio, immobile per ore e ore davanti alla televisione, mentre Iryna canta a squarciagola, posseduta da una raggelante, innaturale allegria. Lisa deve occuparsi delle faccende domestiche, dei permessi di soggiorno, di inviare aiuti a sostegno della popolazione ucraina insieme a Pietro, che con il suo lavoro di fumettista deve mantenere tutto il nucleo familiare; la giovane donna è, nel contempo, piena di angoscia per la sorte delle persone care in Ucraina e di rabbia per non essere stata ascoltata dalla sua famiglia, che ha sottovalutato (come buona parte del mondo occidentale) l’eventualità di un’invasione russa. Il malessere di Lisa emerge in tutta la sua gravità sia di fronte all’atmosfera spensierata di una festa tra amici, sia durante un’intervista radiofonica in cui, assieme a Pietro, reagisce animatamente di fronte alla posizione del giornalista, il  quale sembra voler mettere sullo stesso piano le azioni di difesa del popolo ucraino e quelle degli artefici dell’invasione.

Di fronte all’incerto presente, il passato assume le fattezze di un rifugio caldo, sicuro e pieno di poesia, come evidenziano le pagine dedicate agli eventi di cinque anni prima, in cui Pietro ricostruisce il suo arrivo in Ucraina, ospite dell’amico Dima, e il suo incontro con Lisa, tratteggiando con dolcezza il colpo di fulmine che li porta due anni dopo a convolare a nozze e a trascorrere a Kyiv il periodo più bello della loro vita.

“Girasoli d’Ucraina” è un esempio del denso caleidoscopio di testimonianze efficaci e immediate sulle cause, il decorso e le conseguenze dei conflitti che la “nona arte” sa comunicare, come, a titolo di esempio, è già accaduto con Palestine di Joe Sacco (1996), Kobane Calling di Zerocalcare (2015), Quaderni ucraini. Diario di un’invasione di Igort (2022). Nell’introduzione, Pietro Zemelo sottolinea che  il suo “non è un libro storico o politico, sono storie semplici di persone costrette a lasciare la loro casa” (p. 7); persone che sognano di tornare nella loro culla territoriale, continuando a sperare che in un futuro non lontano, come recita l’inno nazionale del “Paese dei girasoli”, la sorte sorriderà ancora a tutto il popolo ucraino.


[1] Nell’introduzione, l’autore invita i lettori e le lettrici ad utilizzare i toponimi traslitterati dall’ucraino, sottolineando che “in Europa e nel mondo siamo spesso abituati a leggere e sentire i nomi traslitterati dal russo e questa è una delle tante piccole cose che vanno cambiate (p. 7)”.


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