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Patrimoni missionari, doni diplomatici e spoliazioni coloniali. Pratiche, ricerche e approcci a confronto tra nuovi archivi digitali e collezioni museali. Il convegno.

Un convegno per ripensare il patrimonio missionario e coloniale nei musei italiani

Il 16 aprile 2025, nella Sala Conferenze del Museo delle Civiltà di Roma, si è tenuto un importante convegno internazionale dal titolo: Patrimoni missionari, doni diplomatici e spoliazioni coloniali. Pratiche, ricerche e approcci a confronto tra nuovi archivi digitali e collezioni museali.

L’evento è stato promosso dalla Società Geografica Italiana e dalla Fondazione Centro Culturale Valdese, con il sostegno dei fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese e in collaborazione con il Museo delle Civiltà di Roma.


Al centro della giornata la volontà di riflettere – in modo critico e condiviso – sul “patrimonio missionario”, ovvero sulle raccolte che provengono dalle attività dei missionari protestanti in Africa australe tra Ottocento e primo Novecento. Oggetti, archivi, fotografie e testimonianze che oggi interrogano musei e istituzioni su come narrare queste storie, e soprattutto su come farlo con rispetto, sensibilità, consapevolezza, condivisione e apertura al dialogo. Le tematiche trattate sono state messe in dialogo, durante la seconda parte della giornata, con le ricerche in corso delle studiose e delle ricercatrici che collaborano con e dentro il MUCIV sul ruolo del museo e dell’archivio rispetto alle ereditàculturali, simboliche e materiali del colonialismoitaliano e sulle modalità con cui, archiviarle, catalogarle, narrarle, studiarle criticamente. Una riflessione multidisciplinare e decoloniale sulle collezioni, che intende stimolare una rinnovata responsabilità archivistica, scientifica e sociale da parte delle istituzioni di conservazione e ricerca. Il convegno ha rappresentato la tappa conclusiva di un percorso di ricerca e confronto: studiosi, conservatori, curatori di musei e archivi, università e comunità religiose si sono messi in rete per esplorare insieme nuovi modi di documentare, valorizzare e – dove possibile – restituire criticamente questi patrimoni, spesso legati a storie di potere e disuguaglianze coloniali.

Un programma ricco di interventi e prospettive

L’incontro si è articolato in due sessioni tematiche.

La prima sessione, moderata da Giulio Sassoli (Società Geografica Italiana), ha messo a fuoco il patrimonio missionario protestante in Africa australe. Tra gli interventi:

Giulio Sassoli (moderatore) e Davide Rosso (relatore)
  • Davide Rosso ha raccontato come l’idea di missione protestante sia cambiata nel tempo, portando oggi a una revisione critica delle collezioni museali.
  • Pulane Manapo Mahula ha proposto un’analisi del lavoro del missionario Giacomo Weitzecker in Lesotho, come chiave per comprendere la società locale dell’epoca.
  • Patrizia Pampana e Gianfredi Pietrantoni hanno presentato una piattaforma digitale collaborativa per documentare le collezioni missionarie, sviluppata nell’ambito del progetto “Mappare il patrimonio: incontri, linee guida e buone pratiche per ri-conoscere, conservare e valorizzare le collezioni” (OPM/2023/42478).
  • Filiberto Ciaglia ha esplorato il rapporto tra missionari ed esploratori europei e le comunità africane, attraverso il caso delle Montagne Blu.
  • Fabio Rossinelli ha affrontato le ambizioni scientifiche ed economiche dei missionari protestanti in Africa australe.
  • Martino Longo Haver e lo stesso Ciaglia hanno illustrato come gli archivi digitali possano favorire una gestione più condivisa e consapevole del patrimonio missionario.

La seconda sessione, moderata da Gaia Delpino e Rosa Anna Di Lella (Museo delle Civiltà), si è concentrata sulle collezioni etiopiche ed eritree dell’ex Museo Coloniale:

Gaia Delpino, Rosa Anna Di Lella (moderatrici) e Gloria Manenti (relatrice)
  • Gloria Manenti ha analizzato i doni diplomatici che testimoniano i rapporti tra Italia e Impero d’Etiopia.
  • Ilaria Zorzan ha studiato il dialogo tra tradizione e trasformazione nelle arti visive di area etiope ed eritrea.
  • Gioia Toscani De Col ha proposto una lettura decoloniale delle opere prodotte da artisti africani in epoca coloniale.
  • Silvia Iannelli ha trattato la genesi violenta di molte collezioni coloniali italiane, riflettendo sulla necessità di percorsi di restituzione.

Un lavoro di rete per una nuova stagione di ricerca: il progetto “Mappare il patrimonio: incontri, linee guida e buone pratiche per ri-conoscere, conservare e valorizzare le collezioni”

Il progetto “Mappare il patrimonio: incontri, linee guida e buone pratiche per ri-conoscere, conservare e valorizzare le collezioni” ha coinvolto diversi stakeholder: enti religiosi, musei, università, archivi, associazioni e comunità. Insieme costituiscono un ecosistema di lavoro collaborativo e multidisciplinare, che coniuga il rigore scientifico alla sensibilità culturale e sociale e delle specificità professionali. L’ampia partecipazione e lo scambio continuo tra realtà diverse hanno permesso di confrontare approcci, sviluppare strumenti comuni e immaginare nuove strade per raccontare in modo consapevole la storia e le storie delle collezioni. Fin dall’inizio, l’iniziativa progettuale ha curato con attenzione la comunicazione. Non solo per raccontare ciò che si stava facendo, ma anche per coinvolgere il pubblico, promuovere la consapevolezza e stimolare il dibattito.

È stato creato un ambiente web dedicato al progetto: missioniprotestanti-africaaustrale.org.

La piattaforma online ospita informazioni relative ai protagonisti delle missioni in Africa australe, alle istituzioni, ai luoghi di provenienza/formazione e di missione; permette la ricerca e la fruizione dei contenuti multimediali organizzati nelle diverse sezioni e tra loro connessi. Un secondo passo evolutivo del database ha previsto la possibilità di ampliare la raccolta con nuovi contributi da parte di utenti esterni al team di sviluppo. Attraverso una procedura guidata e previa registrazione, gli utenti possono infatti inserire nuove informazioni nel sistema, arricchendo il patrimonio condiviso. Le ricerche sviluppate dalle ricercatrici poi, hanno offerto un ulteriore sguardo critico in continuità con la pluralità disciplinare che ha caratterizzato dal principio l’approccio collettivo e multi vocale del progetto.

Uno sguardo al futuro

Il convegno e le attività che lo hanno preceduto hanno dimostrato quanto sia urgente ripensare il modo in cui musei e archivi italiani gestiscono e raccontano i patrimoni legati al passato missionario e coloniale. Il progetto ha posto le basi per una strategia condivisa, partecipata e sostenibile, dove il patrimonio non è solo “cosa da conservare”, ma anche strumento di dialogo interculturale e testimonianza delle relazioni storiche tra popoli e culture. I risultati del convegno saranno raccolti negli Atti pubblicati nella collana «Memorie della Società Geografica Italiana».

Missioni e Memorie: Mappe per ri-conoscere, conservare e valorizzare

Nell’ambito del progetto è stato impiegato il software ArcGIS Pro per rendere visibile il contributo dei missionari protestanti in Africa Australe (soprattutto in Lesotho, Zambia e Sud Africa) attraverso l’elaborazione di due mappe interattive. L’obiettivo è duplice: da un lato valorizzare il patrimonio materiale e immateriale legato alle missioni, dall’altro promuovere un dialogo interculturale che aiuti a mettere in discussione le tradizionali visioni eurocentriche. La proposta cartografica si propone di interrogare criticamente il ruolo delle mappe, non concependole come strumenti neutri di rappresentazione spaziale, bensì come dispositivi narrativi dotati di un proprio potere epistemologico e ideologico. In quest’ottica, le mappe diventano strumenti per rileggere la storia, evidenziando legami tra Africa Australe ed Europa spesso ignorati o distorti.

Sono state realizzate due mappe interattive disponibili al seguente link

La prima, Mappa Missionari Africa Australe, si concentra sui movimenti dei missionari tra l’Europa e l’Africa Australe, sottolineando la transizione generazionale e il ruolo crescente dei missionari nati in Africa. Mette in luce la nascita di chiese locali e la loro importanza nella costruzione di identità religiose africane. La seconda, Mappa Collezioni Africa Australe, mostra la distribuzione di oggetti raccolti durante le missioni, conservati in musei e archivi, mettendo in luce il legame storico tra Africa e Europa attraverso il patrimonio materiale. La rappresentazione punta a diffondere la conoscenza degli oggetti e a stimolare una riflessione sulla loro gestione, promuovendo pratiche di valorizzazione e restituzione che coinvolgano comunità e ricercatori locali.

Una passeggiata decoloniale

All’interno del progetto è stata ideata una passeggiata decoloniale in collaborazione con l’Associazione QuestaèRoma. Le passeggiate decoloniali sono percorsi guidati che consentono di riscoprire e rileggere da un’altra prospettiva le vie e i monumenti di Roma, per rivelare tutti quegli elementi che si riferiscono a momenti e personaggi storici spesso dimenticati, sminuiti o taciuti. Questi percorsi intendono fare luce su alcuni frammenti importanti della storia italiana, dagli avvenimenti più recenti e, procedendo a ritroso, fino alla fine del 1800, epoca in cui l’Italia avviò un lungo processo di colonizzazione e occupazione nel cosiddetto Corno d’Africa. Durante le passeggiate cercheremo quindi di ridefinire le responsabilità e dare risalto alle storie di resistenza, commemorando le numerose vittime del razzismo e del colonialismo.