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In viaggio sulle vie di transumanza del Lazio

Sara Carallo e Francesca Impei

Individuare e – laddove possibile – viaggiare sulle vie di transumanza del Lazio è obiettivo del progetto di ricerca “Rete regionale dei tratturi della transumanza” ideato e condotto dalla Società Geografica Italiana dal 2021 e volto all’analisi e alla ricostruzione della rete dei percorsi agropastorali regionali partendo dalla montagna interna.

Capanni di pastori dei Simbruini all’Agro Pontino, anni Trenta del Novecento. Collezione privata (A. Volpi).

Le aree indagate nella prima fase del progetto (Valle di Comino e territorio del Parco dei Monti Simbruini) sono state plasmate dal fenomeno della pastorizia itinerante, molto diffuso almeno fino alla seconda metà del Novecento,  di cui è possibile individuare tracce e segni di inequivocabile valore simbolico non solo nelle fonti d’archivio studiate, ma soprattutto nelle memorie degli anziani pastori, nei saperi contestuali dei locali e nei molteplici elementi del patrimonio culturale della transumanza rinvenibili lungo i percorsi individuati e battuti nel corso della ricerca.

Foto che ritraggono i pascoli e gli stazzi “Prati di mezzo”, tratte dall’album fotografico conservato presso l’Archivio di Stato di Frosinone e allegato al piano di miglioramento fondiario datato 1955 e redatto dall’ingegnere Luigi Martini e dal perito agrario Silvano Marsella. ASFr, Prefettura VII versamento, busta 50

Si tratta in molti casi di sentieri e vie mulattiere che collegano i vari centri dei comprensori studiati ai principali pascoli e che sono censiti dai Parchi (dei Monti Simbruini e quello di Lazio Abruzzo e Molise) o dal Club Alpino Italiano e dunque ancora percorribili; oppure di percorsi non più esistenti perché sostituiti dalla strada carrabile, impraticabili perché coperti da vegetazione o perché attraversano proprietà private. In casi come questi è stato fondamentale l’utilizzo della cartografia storica (cabrei, catasti e cartografia ufficiale IGM) da cui è stato possibile individuare e restituire le antiche strade percorse da viandanti e pastori transumanti.

Dall’integrazione delle fonti d’archivio con le testimonianze dei locali è stato possibile individuare una serie di percorsi che dalla montagna interna laziale conducevano soprattutto verso l’Abruzzo e verso il litorale laziale.

Percorso di transumanza che dal Ponte romano di San Teodoro a Trevi nel Lazio (Fr) conduce all’Arco di Trevi. Base cartografica ESRI. Ideazione Francesca Impei, elaborazione cartografica Francesco Atanasio Carolei

È questo il caso, ad esempio, del percorso agropastorale che dal comune di Trevi nel Lazio (Fr) sui Monti Simbruini conduceva al Basso Lazio (Terracina, Priverno), meta di molti pastori transumanti di questi territori, di cui sono state raccolte testimonianze. 

Il sentiero in questione, carrozzabile fino alla fine del XIX secolo, era l’unico collegamento con il comune di Guarcino e presenta architetture religiose e rurali di notevole interesse, che ne testimoniano la rilevanza nella viabilità del passato, non solo per i pastori transumanti. Oggi, un tratto di questo percorso coincide con un segmento del Cammino di San Benedetto e rientra nella sentieristica del Parco dei Monti Simbruini (sentiero 692c) ed è ancora battuto, oltre che da turisti e amanti del trekking, proprio da mulattieri e da pastori che portano spesso i propri animali (capre e pecore) al pascolo nei pressi del ponte romano di San Teodoro e/o dell’edicola votiva di Santa Maria della Portella.

Il sentiero in questione, dal Ponte romano di San Teodoro, si snoda per 6,4 km fino a raggiungere l’Arco di Trevi, che oggi segna il confine con il comune di Guarcino e che un tempo segnava anche quello tra il popolo equo e quello ernico. Attraversato l’antico ponte romano sull’Aniene, si segue la via mulattiera sulla destra che sale nel bosco ceduo. Superata la congiunzione con un sentiero che sale dal fiume, si giunge ad un tornante e si arriva all’edicola votiva di Santa Maria della Portella, che deve il nome alla propria posizione di fronte alla “portella” del Castello di Trevi nel Lazio appunto e al suo ruolo di piccola porta di controllo del territorio.

L’edicola votiva di Santa Maria della Portella con particolare del disegno sul soffitto. Foto di Francesca Impei (2022).

Sul finire del XIX secolo un vergaro trebano di nome Giovan Battista Ciolli, che prestava servizio presso un signore del litorale laziale, ha restaurato l’edicola votiva in questione e su una mattonella del soffitto ha lasciato una chiara testimonianza delle relazioni intense che intercorrevano un tempo e che intercorrono ancora oggi tra il territorio dei Monti Simbruini/Ernici e quello delle Paludi Pontine. Il Ciolli, infatti, ha disegnato un gambero delle paludi che insegue un cavallo dei Simbruini, che a sua volta insegue una stella polare rappresentante la Madonna, il cui culto in epoca cristiana ha sostituito quello di Ercole in epoca pre-cristiana. L’edicola è in ottimo stato di conservazione, così come il disegno sul soffitto. Alla Portella è dedicata anche una festa che si tiene il 3 maggio di ogni anno, ovvero la festa di Santa Croce, che prevede un pellegrinaggio del popolo trebano fino all’edicola in questione.

L’Arco di Trevi. Foto di Francesca Impei (2022)

Proseguendo verso sud-est, lungo il medesimo percorso, si incontra l’inginocchiatoio di San Domenico e, poi, una discesa che porta al Fontanile Capo d’Acqua. Attraversato il fosso, si sale per un ripido tratto e si giunge in una zona prativa. Costeggiando il fosso, si sale nuovamente e la mulattiera si allarga fino a raggiungere l’Arco di Trevi, al confine con il comune di Guarcino.

Geografe/i e comunità lungo il percorso agropastorale a Trevi nel Lazio (Fr) in occasione di una escursione (novembre 2022)

Costruito con molta probabilità attorno al III sec. a. C., è alto oltre 5 metri e largo più di 3,5 metri. Non è ancora chiaro quale fosse la sua funzione; luogo celebrativo, oppure porta, punto di passaggio, confine tra due luoghi e/o due sistemi distinti o fornice di un acquedotto.Un altro suggestivo itinerario di transumanza è il percorso che dal paese di Picinisco, nella Valle di Comino, permette di raggiungere l’ampio pianoro “Prati di mezzo” dove si trovano alcuni stazzi ancora utilizzati dai pastori della zona.

Questi stazzi sono costruiti prevalentemente con reti anziché pietra, una soluzione meno stabile in caso di attacco da parte di predatori. Tuttavia, questa scelta consente di smontare e rimontare le strutture rapidamente in situazioni di necessità, come ad esempio durante piogge prolungate e intense che potrebbero creare impaludamenti dannosi e pericolosi per i pastori e i loro animali.

Percorso di transumanza che dal paese di Picinisco (Fr) conduce ai pascoli di “Prati di mezzo”. Base cartografica ESRI. Ideazione Sara Carallo, elaborazione cartografica Francesco Atanasio Carolei

La loro ubicazione è raggiungibile anche con mezzi automobilistici per agevolare il trasporto di provviste alimentari e attrezzature utili ai pastori. Si trovano in posizioni con buona pendenza per favorire il deflusso idrico, con disponibilità di acqua, essenziale per gli animali e i pastori; inoltre, la presenza di legname vicino agli stazzi è utile per varie esigenze, come accendere il fuoco o preparare il formaggio. Gli stazzi di “Prati di mezzo” sono hub multifunzionali per le attività pastorali, tra cui mungitura, produzione del formaggio e cura degli animali.

Cavalli in transumanza si rinfrescano presso un fontanile in pietra. Foto di Sara Carallo, 2022

Il ripido tratturello verticale conduce agli estesi pascoli d’altura del territorio di Settefrati e di Picinisco. Questi pascoli sono stati frequentati per secoli dai pastori durante la stagione estiva, poiché offrono risorse idriche abbondanti, erbe dall’elevato valore nutritivo e temperature ideali.

Nelle vicinanze degli stazzi e dei pascoli sorge una imponente croce monumentale in ferro con la figura di Cristo. Questa croce rappresenta un tradizionale luogo di sosta devozionale ed è solito trovarla lungo i sentieri agro-pastorali. Il percorso attraversa vallate erbose e maestose faggete caratterizzate da specie floristiche e faunistiche di notevole valore.

A quote elevate, la morfologia si distingue per creste rocciose e pietraie, mentre nelle zone più basse del fondovalle si susseguono campi agricoli, terrazzamenti e nel cuore di Valle porcina è situato “Fontitune”, il piccolo borgo di pastori che emigrarono in Scozia. Gli edifici in pietra, caratteristici di questa località, raccontano storie di emigrazione e adattamento a una terra straniera. Le abitazioni, costruite con maestria artigianale, sono simboli di resilienza e perseveranza. Le storie delle famiglie di pastori che hanno scelto di emigrare in Scozia risuonano tra le mura di questo borgo ormai abbandonato, mantenendo vivo il ricordo di un capitolo affascinante e coraggioso della storia locale della Valle di Comino. Ampi prati verdi, terrazzamenti di ulivi, edicole votive e fontanili in pietra completano il paesaggio, offrendo spazi dove gli armenti trovano riposo e nutrimento.

Il pastore Erminio Nardone durante la transumanza estiva si dirige verso i pascoli di “Prati di mezzo”. Foto di Sara Carallo, 2022
Il pastore Erminio Nardone si riposa al termine del lungo viaggio della transumanza attraverso la Valle di Comino. Foto di Sara Carallo, 2022

L’itinerario è stato accuratamente censito e contrassegnato con segnaletica verticale e orizzontale dal Club Alpino Italiano, inserendosi nel quadro di promozione dell’ecoturismo proposto dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Se optate per percorrerlo durante l’estate potrete imbattervi nelle 800 pecore delle famiglie Pia e Cedrone o nei 150 cavalli del giovane pastore Erminio Nardone. Vi invitiamo a fare una breve sosta per scambiare qualche parola con loro. Saranno lieti di condividere con voi i sacrifici del loro mestiere, così come le affascinanti avventure vissute percorrendo a piedi straordinari itinerari agropastorali tra Lazio, Abruzzo e Campania.


Bibliografia:

Carallo S. e Impei F. (2022a), Tracce di Transumanza sui Monti Simbruini e nella Valle di Comino, Olevano Romano Pubbliesse – Alvito, Tiravento.

Carallo S. e Impei F. (2022b), Le vie della transumanza nel Lazio. I Monti Simbruini e la valle di Comino, Roma, Società Geografica Italiana.

Carallo S. e Impei F. (2022c), Transumanze nel Lazio: i tratturi dei Monti Simbruini e della Val Comino, in Luisa Spagnoli (a cura di), Itinerari per la rigenerazione territoriale tra sviluppi reticolari sostenibili, Milano, Angeli, pp. 243 – 251.