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Leg.Geo – graphic novel “Donna, Vita, Libertà”, a cura di Marjane Satrapi

Antonella Rinella

Pubblicato in occasione del primo anniversario della morte di Mahsa Amini, avvenuta a Teheran il 16 settembre 2022, in seguito al pestaggio inferto alla giovane dalla Polizia morale perché non indossava “correttamente” il velo. 

Marjane Satrapi (a cura di), Donna, Vita, Libertà, Rizzoli Lizard, Milano

Ai tanti fumetti che hanno la capacità di farci viaggiare da un luogo all’altro del nostro pianeta – fumetti che i geografi e le geografe possono utilizzare come fonte qualificata di dati e informazioni su molteplici contesti spazio-temporali (presenti e passati) e come strumento per comprendere i complessi sistemi simbolici che legano i gruppi umani al loro ambiente di vita – da settembre 2023 possiamo aggiungere il graphic novel “Donna, Vita, Libertà” curato da Marjane Satrapi e pubblicato in Italia dalla casa editrice Rizzoli Lizard. L’artista iraniana ­­– nota per il suo fumetto “Persepolis”, diventato poi un film di animazione, in cui racconta l’infanzia e l’adolescenza trascorse sotto il regime di Khomeyni – dà alla luce questo libro in occasione del primo anniversario della morte di Mahsa Amini, avvenuta a Teheran il 16 settembre 2022 in seguito al pestaggio inferto alla giovane dalla Polizia morale perché non indossava “correttamente” il velo. La sua morte scatena in Iran un’ondata di proteste che coinvolge tutte le province, dalla capitale fino al più piccolo dei villaggi, facendo risuonare lo slogan “Donna, Vita, Libertà” – utilizzato in passato per la prima volte dalle donne curde – in tutte le lingue e in ogni angolo del pianeta.

Il testo, nato su iniziativa della casa editrice francese L’Iconoclaste, è stato pubblicato contemporaneamente in diversi Paesi ed è disponibile online gratuitamente in lingua persiana affinché possa leggerlo tutto il popolo iraniano.

Nell’introduzione Marjane Satrapi dichiara che questo graphic novel ha una duplice vocazione. Innanzitutto, vuole tentare di spiegare a chi non è iraniano cosa stia succedendo in Persia, un contesto spazio-temporale di cui secondo l’autrice non si parla abbastanza. Il secondo obiettivo è ricordare agli iraniani che la società civile democratica mondiale è dalla loro parte: ne è la prova il fatto che molti degli autori di questa miscellanea sono occidentali e hanno deciso di sostenere questo movimento di protesta attraverso la propria arte.

Il libro presenta il presente e il passato dell’Iran, con particolare riguardo ai 44 anni di vita della Repubblica islamica, soffermandosi sulla descrizione di Khamenei, la guida suprema, dei Guardiani della rivoluzione, il braccio armato del regime, e della oligarchia che concentra nelle proprie mani la ricchezza del Paese.

Marjane Satrapi coinvolge nell’opera il politologo Farid Vahid, il reporter di guerra Jean Pierre Perrin e lo storico Abbas Milani, e con loro costruisce un filo rosso di riflessioni potente ed efficace che fa da raccordo agli oltre 20 fumetti presenti nel libro. Questi ultimi rappresentano una preziosa finestra che consente di osservare dal basso e dall’interno la resistenza e la resilienza di migliaia di giovani donne e uomini (studenti, studentesse, intellettuali, cittadini e cittadine di ogni estrazione sociale) che si ribellano alla oligarchia clericale che ha in pugno il Paese. Alcune vignette permettono ai lettori e alle lettrici di vivere accanto ai manifestanti che vengono continuamente intercettati, filmati, seguiti, minacciati, subendo in molti casi la reclusione, la tortura o, nel peggiore dei casi, la condanna alla pena capitale a seguito di processi farsa, inscenati a partire da confessioni ottenute sotto tortura e prove fraudolente. Altre, invece, sono dedicate alle avvocate militanti Nasrin Sotoudeh e Narges Mohammadi, quest’ultima Premio Nobel per la Pace 2023, veri e propri simboli della dissidenza iraniana, ed anche alle atlete che si sono presentate senza velo a molte gare internazionali sfidando il regime di Khamenei. Altre vignette ancora mettono bene in evidenza come quelli che per noi occidentali sono piccoli, banali gesti quotidiani siano severamente vietati alle donne iraniane: vivere da sole, andare allo stadio, truccarsi, mettersi lo smalto, farsi un piercing o dei tatuaggi, indossare il velo lasciando vedere i capelli o non indossarlo affatto, lavorare, cantare, ballare.

In particolare, nel fumetto intitolato “L’inno della rivolta” la disegnatrice iraniana Shabnam Adiban ha realizzato una narrazione visuale della canzone “Barâyeh” (parola che in lingua persiana è l’equivalente di “Per”, intesa come preposizione che introduce un complemento di fine o scopo) composta dal musicista iraniano Shervin Hajipour dopo la morte di Mahsa Amini. L’oscuramento del sito Instagram su cui il musicista aveva postato la sua opera e il suo arresto non fermano la diffusione virale di quello che diventa il vero e proprio inno della rivolta iraniana, premiato pochi mesi dopo con il Grammy per la migliore canzone per il cambiamento sociale.

Le parole di questa coinvolgente melodia elencano i motivi che sono alla base della rivolta, spiegati nel fumetto dalle didascalie curate dal politologo Farid Vahid: dalla violazione sistematica dei diritti umani al dilagare delle forme di impatto ambientale che minacciano la biodiversità del Paese; dalla povertà in cui vive la maggioranza della popolazione alla discriminazione nei confronti dei rifugiati afghani, fino alla ingiusta detenzione di militanti, universitari, giornalisti, intellettuali nelle prigioni del regime, soprattutto nel carcere di Evin, che ha fatto nascere lo slogan “Evin è diventata un’università!” .

Sul profilo Instagram di Shabnam Adiban è disponibile in chiaro la versione animata di questo fumetto, vista da oltre 5 milioni di follower, in cui le vignette appaiono legate le une alle altre attraverso la tecnica della “mise en abyme”: la giovane artista ha creato una concatenazione tra le varie immagini (che sembrano in effetti convergere verso un abisso), dando vita ad una sorta di illustrazione infinita capace di coniugare plasticamente le paure attuali con la speranza di un futuro migliore. Per non dimenticare mai che, sottolinea Farid Vahid, “il popolo iraniano ha sempre saputo rinascere dalle sue ceneri dopo le tante crisi, invasioni, guerre … la speranza è un elemento chiave dell’identità e della cultura iraniana. La speranza di un Iran libero, la speranza del sole dopo una lunga notte” (p. 43), sempre al grido di “Donna, Vita, Libertà”!


Marjane Satrapi (a cura di), Donna, Vita, Libertà, Rizzoli Lizard, Milano.

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