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Mercoledì Fotografico – Sguardo su Bomarzo. Viaggio nella Tuscia del secondo dopoguerra

La strada sterrata si snoda verso il borgo lontano di Bomarzo che domina con le sue antiche architetture il paesaggio circostante, su tutte l’imponente Palazzo Orsini risalente al XVI secolo. La forma immutata del borgo racconta la storia dell’Italia immobile dei piccoli centri montani custoditi sulle colline e sui monti dell’entroterra. Quell’armonia sarebbe stata di lì in avanti – erano gli anni ’60 – stroncata dall’espansione urbana scriteriata che non si limitò a coinvolgere solo i grandi centri, ma mutò la fisionomia altresì nei minuscoli centri fortificati interni.

Nella fotografia selezionata, ove emerge l’attenzione di Migliorini alla dimensione urbana e paesaggistica, le due donne in primo piano (forse madre e figlia) discorrono prima di riavviarsi verso il paese di ritorno dalle campagne circostanti. A frapporsi tra loro e il borgo quel che resta di un antico muro con un portale sormontato da una merlatura, quasi a ricordare quanto nei paesaggi rurali italiani sia disseminata un’indisturbata stratificazione di antichità, alcune gradualmente dimenticate e disconosciute col passare dei decenni.

La fotografia, positivo bianco e nero alla gelatina Sali d’argento su carta, è stata scattata dallo stesso Migliorini nel 1934 a Bomarzo in provincia di Viterbo.  Il processo fotografico alla gelatina, considerato tra i fondamentali della moderna fotografia analogica, è stabile in condizioni normali di conservazione e può essere esposto anche molto dopo la sua fabbricazione.

Il fondo, composto da circa 500 positivi perlopiù scattati tra il 1932-1942, riguarda località e centri abitati del Lazio. I soggetti ritratti evidenziano una grande attenzione del geografo verso gli elementi paesaggistici, urbani e naturali nonché il particolare interesse per le condizioni abitative. 


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