
Il pack galleggia all’orizzonte delle acque complesse e tormentate del Canada Artico. Lo sguardo mira all’avvistamento dei popoli Inuit, sparsi tra isole e penisole del passaggio a nord ovest, che dalle acque a ovest della Groenlandia conduce, non senza difficoltà, al Pacifico. Dai viaggi di Caboto della fine del ‘400, si susseguirono spedizioni su spedizioni alla ricerca del passaggio, svelato nella sua interezza solo con la definitiva traversata di Amundsen nel 1906. La sua scoperta costò naufragi e non ritorni, entusiasmanti resoconti scritti tra i ghiacci e sparizioni d’interi equipaggi. Trascorsi quindici anni dall’impresa di Amundsen Knud Rasmussen partì per la V spedizione Thule, che sarebbe durata tre anni a partire dal 1921. Egli poté entrare in contatto con tutte le popolazioni Inuit nel periodo di transizione che le vide passare dal secolare isolamento alla dipendenza dalle merci d’importazione. L’Archivio fotografico della SGI conserva 66 positivi raccolti in un album relativo a questa spedizione.
La fotografia in esame è un positivo in bianco e nero alla gelatina ai sali d’argento. Questa tecnica, presentata nel 1871 dal medico inglese R.L Maddox, prevedeva l’uso di una soluzione calda di gelatina, con sali alcalini e nitrato d’argento per renderla sensibile alla luce. L’emulsione così ottenuta veniva stesa su un supporto, inizialmente una lastra di vetro, e fatta essiccare. La tecnica liberò l’artista dalla preparazione manuale dei supporti: le industrie si interessarono maggiormente alla fotografia producendo negativi in vetro alla gelatina pronti all’uso. Ci fu un notevole miglioramento nel campo fotografico: l’emulsione più sensibile e più veloce all’esposizione della luce fissava in pochi secondi anche soggetti in movimento. Dal 1886 si affermarono sul mercato grandi quantità di carte da stampa ai sali d’argento prodotte industrialmente. Tra la carta e l’emulsione venne introdotto uno strato di barite, che rendeva la superficie liscia per immagini più dettagliate come quella che vi proponiamo, che permette all’osservatore di divenire l’uomo senza nome sospeso sull’albero della nave.
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